Cronaca

Per il Tribunale l’imputato è morto, ma lui è vivo

Un uomo è stato condannato un anno fa per truffa aggravata e falso. Nella sentenza c’è però un errore che è finito davanti alla Corte di Cassazione: l’imputato è morto, anzi no è vivo.  I giudici hanno dichiarato l’inammissibilità del ricorso che si fondava su quel motivo che sembra più una forzatura.

S.O., 49enne domiciliato nella provincia di Salerno è stato condannato un anno fa per truffa aggravata e falso. La questione nasce durante il passaggio nella sentenza dove si fa riferimento al decesso dell’imputato. L’uomo è però vivo.

Il procuratore generale ha quindi chiesto la conferma della sentenza di primo grado mentre il difensore ha insistito in appello. Chiuso il verbale, la stesura della sentenza. E fu allora che si verificò quell’involontario errore di battitura che ha dato l’assist alla difesa per un ricorso inammissibile, come sancito dalla Cassazione, che ha solo contribuito a congestionare il ruolo delle udienze.

L’uscita infelice del mancato truffatore avrà comunque una conseguenza. L’uomo è un lavoratore edile che spesso è finito nelle mani della giustizia. “Alla declaratoria di inammissibilità del ricorso – scrive la Cassazione – consegue la condanna al pagamento delle spese processuali.” I giudici hanno sancito un’ammenda di duemila euro, commisurata al grado di colpa del ricorrente nella determinazione della causa di inammissibilità. Quello che appare piuttosto come un appello tentato, gli si è ritorto contro con la sanzione amministrativa.

Fonte La Città

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