Vietri, frana sul Baia Hotel: arrivano le richieste di condanna

VIETRI. Sei richieste di condanna per la frana che nel maggio del 2009 venne giù dal costone roccioso di via Ligea, scaraventando sul lido del Baia Hotel 1.730 metri cubi di massi e detriti.
Proprio ieri il pubblico ministero Giovanni Paternoster ha chiesto che di quel cedimento siano ritenuti responsabili a vario titolo l’allora proprietario dell’albergo, il sindaco di Vietri sul Mare in costiera amalfitana e alcuni tecnici comunali. Davanti ai giudici della seconda sezione penale ha concluso per una condanna di 3 anni e 6 mesi a Francesco Soglia, in qualità di legale rappresentante della società che gestiva la struttura ricettiva e proprietario del costone roccioso denominato “Rocce rosse”; di 2 anni a Francesco Benincasa, tuttora sindaco di Vietri sul Mare; di 1 anno e 10 mesi a Olindo Domenico Manzione, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Vietri; di 1 anno e 8 mesi ai consulenti tecnici Vincenzo Bove, Remigio Nanni e Giovanni Rea, accusati di avere attestato l’esecuzione di opere di bonifica e messa in sicurezza che avrebbero messo il costone al riparo da cedimenti e che secondo le indagini erano invece insufficienti.

Per la Procura di Salerno quella frana fu un disastro colposo che si sarebbe potuto evitare se tutti avessero fatto fino in fondo la loro parte. A Soglia, colui che ha ricevuto la pena più pesante, si contesta una omessa vigilanza e una non idonea manutenzione della zona a rischio di crollo, tanto più che quel tratto di roccia era già stato classificato dall’autorità di bacino come una “zona ad altissimo rischio frana” con “ livello di pericolosità P4 e livello di rischio R4”. Il sindaco Benincasa è invece accusato di aver revocato troppo in fretta l’ordinanza adottata all’indomani della frana dal commissario straordinario, consentendo la riapertura parziale dello stabilimento balneare.

«Sono voluto intervenire subito perché mi avevano spiegato che cinquanta dipendenti dell’hotel Baia rischiavano il posto di lavoro e che per ogni giorno di chiusura l’albergo perdeva un incasso di 15mila euro», ha provato a spiegare il sindaco nel corso delle dichiarazioni spontanee rese al Tribunale nel maggio dell’anno scorso. Ha quindi precisato di non essere un tecnico e di aver chiesto ai funzionari comunali, prima di firmare l’ordinanza, di verificare che la documentazione fosse in regola. E proprio quel parere gli è costato poi l’imputazione e la richiesta di condanna anche al funzionario Manzione.
Adesso toccherà alle difese che inizieranno le arringhe a metà novembre, poi arriverà la sentenza.

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