Cronaca

Viva, morta, x: niente medico e pensione perché (sulla carta) è morta

SALERNO. Per l’Agenzia delle Entrate è morta il 25 agosto del 1997. Eppure Francesca Calfa, con tutti gli acciacchi della sua veneranda età (ha 93 anni) è viva e vegeta. L’anziana signora è originaria della provincia di Catanzaro ma dal 2009 è residente a Salerno.

Niente pensione

Dopo l’erronea comunicazione della morte della signora Francesca, l’Inps aveva bloccato il pagamento del vitalizio che le spettava di diritto, salvo poi arrendersi all’evidenza che invece la signora era viva e reintegrarle dunque l’indennità di accompagnamento.

Ma le tasse si

Francesca Calfa è allettata e di lei si occupa la figlia Maria Lupia, che cerca ormai da anni di dimostrare che la propria madre è viva.

D’altronde quando si tratta di pagare lo Stato non sbaglia: la signora Francesca paga le tasse, e il suo 730 parla chiaro; il Comune di Salerno sa dove abita: nel 2009 le ha spedito tranquillamente a casa la tessera elettorale, con cui si è recata al seggio nelle elezioni dei due anni successivi, e nel 2010 le ha rilasciato la carta d’identità.

Niente assistenza sanitaria

L’Asl, che nel 2010 le ha rinnovato la tessera sanitaria, dopo la comunicazione di un decesso risalente al 1997, l’ha cancellata dai suoi elenchi informatici delle persone aventi diritto alle prestazioni sanitarie. Ora le prestazioni offerte dal suo medico di base non vengono pagate da mesi e il pover’uomo rischia perfino di finire nei guai, dal momento che prescrive medicinali e cure a una donna che, sulla carta, risulta morta.

Dopo essersi recata più volte in via degli Uffici Finanziari, a Fuorni, per dimostrare ai funzionari dell’Agenzia delle Entrate che sua mamma, benché allettata, è ancora in vita, la figlia dell’anziana, non è riuscita ancora ad ottenere la correzione l’errore (nonostante le sia stato consegnato in data 18 luglio 2012 e, più recentemente, in data 5 marzo 2014, un documento che attesta l’esistenza in vita di sua mamma).

«Il mio obiettivo è quello di tutelare i diritti sanitari di mia madre – spiega la signora Lupia – perché il nostro medico di famiglia, giustamente, vuole essere tutelato e chiede con insistenza che la posizione della sua assistita venga regolarizzata. Io, però, non so più che fare. Passo da un ufficio all’altro ma la situazione non arriva a sbloccarsi».

Viva, morta, x

Il 25 agosto del 1997, giorno in cui la povera signora Francesca Calfa sarebbe morta, è in realtà il giorno in cui è morto il marito in quel di Cosenza, dove i due coniugi vivevano. Qualcuno, probabilmente in Calabria, ha commesso un errore nella trascrizione o nella trasmissione dei dati.

Risolto con un faticoso giro d’uffici il fraintendimento con l’Inps, nel luglio del 2014  cominciano però i problemi col sistema sanitario, benché fin lì fosse tutto a posto e la’anziana signora aveva ricevuto tutte le cure e l’assistenza necessarie alla sua età. Il medico di base dell’anziana comincia ad avere problemi ad emettere ricette per la signora Francesca perché il suo nome non compare più nel suo database: per la Sanità italiana l’anziana è morta.

Un semplice errore, ma così difficile da rettificare per la burocrazia italiana.

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