Cronaca

Carcere di Fuorni al collasso – I DATI

SALERNO. Il carcere di Fuorni è al collasso. Lo dichiara l’Uspp citando numeri che generano molta preoccupazione: 475 detenuti, una cifra che supera del 30% la sua capienza massima e che si aggrava se si considera che il numero di agenti di custodia è, invece, inferiore del 30% rispetto alla sua pianta organica.

Sono numeri, secondo quanto riporta lacittàdisalerno, di un’emergenza in linea con quella delle altre carceri della regione. L’Uspp, Unione sindacale della Polizia Penitenziaria, sarà presente con i propri rappresentanti e iscritti campani a Roma per la manifestazione del 19 settembre, organizzata da tutte le sigle che rappresentano gli agenti.

“In Campania – spiega il segretario regionale Ciro Auricchio – le carceri sono al collasso con più di 1500 detenuti rispetto alla capienza regolamentare; mancano poi 600 agenti perché le carceri siano sicure, 300 solo nelle carceri napoletane di Poggioreale e Secondigliano; problemi gravi di carenza di organico si registrano inoltre anche nelle strutture casertane di Santa Maria Capua Vetere e Carinola e a Salerno”.

“Si susseguono inoltre – aggiunge il sindacalista – le aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria, le risse tra detenuti, atti di autolesionismo e tentati suicidi. Per tutte queste situazioni grideremo forte la nostra indignazione nella manifestazione del 19 settembre”.

Negli ultimi giorni episodi di violenza sono avvenuti a Poggioreale e Santa Maria Capua Vetere, dove un detenuto ha provocato con un fornellino un incendio nella sua cella. La protesta, promossa per chiedere tra l’altro ottomila nuove assunzioni necessarie per ridurre la cronica carenza degli organici e maggiori risorse per adeguare il contratto collettivo nazionale, prevede il concentramento a Roma, in via Arenula, davanti alla sede del Ministero di Grazia e Giustizia.

Ci sarà poi un corteo che si concluderà a piazza Ugo La Malfa. Nei mesi scorsi erano già emerse le diverse problematiche da cui è afflitto il carcere di Salerno, considerato a rischio anche per l’alto numero di detenuti di camorra, provenienti dalla provincia di Napoli. Carcerati dalla gestione più complessa dei cosiddetti “comuni”. Il forte nucleo di origine camorristica, in un contesto di carenze generalizzate, minaccia di condizionare la vita del penitenziario. E tracce inquietanti non mancano. Ad aprile si era registrata una serie di episodi che sono la spia di uno scenario complicato: l’esplosione di un ordigno rudimentale all’interno della casa circondariale, il ritrovamento di un telefonino in una cella e la scoperta, in sala colloqui, del passaggio di 50 grammi di sostanza stupefacente.

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