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De Luca torna sceriffo: «Per 20 anni ho fatto la ronda, chi tocca le nostre donne va sbattuto fuori»

SALERNO. Il governatore della regione Campania ed ex sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, in un’ora di comizio prende il posto del suo successore Vincenzo Napoli. Infatti, in un’arringa durata oltre un’ora ieri sera al Grand Hotel ha smesso improvvisamente di comportarsi da governatore ed ha nuovamente indossato i panni da “sindaco sceriffo”. Vi riportiamo alcune frasi celebri delle sue parole che parlano proprio alla pancia della gente:

«Noi chiediamo il vostro voto perché abbiamo fatto di questa città un posto bellissimo, siamo gli unici che possono garantire la sicurezza, gli altri no – e urlando alla folla continua – a cinquanta metri dalla Questura è possibile, ci vogliono centomila euro di straordinario per garantire un servizio di pattuglie della polizia municipale, sia chiaro noi siamo la città dell’accoglienza e della solidarietà: se arrivano donne e bambini che fuggono da guerre, noi dobbiamo aprire non due, ma cento braccia; chi, però, tocca la nostra famiglia va sbattuto fuori. La solidarietà non c’entra niente. La notte devono esserci le pattuglie che girano nella città. Non voglio più vedere bande a cinquanta metri dalla Questura; non è possibile – e attaccando il questore Alfredo Ansalone afferma – Sabato sera tornando da un appuntamento istituzionale nel Casertano, ho visto davanti al Comune un gruppo di albanesi o romeni ubriachi. Ho chiamato il questore e ho chiesto che arrivassero delle pattuglie, giunte dopo mezz’ora. E allora ho fatto quello che ho fatto per venti anni, ovvero la ronda».

È indubbio, all’occhio di tanti queste sue dichiarazioni sembrano fuoriuscire dal copione di “Crozza nel Paese delle Meraviglie”, invece, si presuppone facciano parte di una sua manovra per svegliare un elettorato salernitano (ormai apatico) e indirizzarlo verso la scelta da lui tracciata.

L’unico guizzo del sindaco Vincenzo Napoli avviene quando attacca “I figli delle chiancarelle”: «….in questi anni hanno condotto una battaglia oscurantista che è costata soldi e posti di lavoro».

Al termine del lungo monologo, De Luca ha dichiarato:

«Ho paura che tutto il lavoro fatto fino a oggi possa andare a finire nelle mani sbagliate, dopo il 5 giugno i salernitani avranno davanti a loro una città che continua a crescere o torna, drammaticamente indietro. I salernitani hanno nelle proprie mani il destino della città». Insomma un momento «cruciale e delicato per la comunità intera. Dipende se saremo in grado di impegnarci in sfide difficili o se ci si rassegnerà ad un lento declino, facendola diventare una città anonima, priva di un futuro. Noi – rimarca – chiediamo il voto perché abbiamo fatto di questa città una città bellissima. Questa città non è nata dal nulla, ma da fatica, progetti e idee di tanti di noi».

Nella prima fila vi erano l’ex senatore Michele Pinto; c’è Alfonso Andria, il candidato sindaco di Montecorvino, Gianfranco Lamberti e il deputato Tino Iannuzzi. E ancora Roberto e Piero De Luca, il segretario provinciale del Partito democratico, Nicola Landolfi e il governatore De Luca. In sala c’era la senatrice Angelica Saggese, l’onorevole Simone Valiante, il presidente della Provincia, Giuseppe Canfora e l’assessore regionale Amedeo Lepore. Poi tutti i candidati, gli assessori uscenti e quel cerchio magico traghettato a Palazzo Santa Lucia, anche il consulente all’agricoltura Franco Alfieri. A fare da contorno per la grande torta, sul palco c’erano anche gli ultras della Salernitana.

Fonte: La Città

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