Cronaca

Battipaglia, grana alloggi popolari per il Comune

BATTIPAGLIA. Alloggi popolari del quartiere Sant’Anna, il Comune di Battipaglia avrà tempo fino al prossimo mese di maggio per perfezionare l’acquisizione dei terreni di via don Sturzo. Il Consiglio di Stato, ribaltando la precedente decisione del Tar di Salerno che aveva rigettato il ricorso dei residenti della zona, ha posto fine ad una battaglia legale che durava dal 1998.

I condomini chiedevano di annullare il silenzio-rifiuto del Comune e di sanare la situazione pendente. Al contrario, il secondo grado di giudizio ha ritenuto che i proprietari degli appartamenti avessero tutto il diritto di richiedere una sanatoria.

A nulla sono valse le ragioni presentate dal Dirigente del Settore avvocatura, l’avvocato Giuseppe Lullo, che ha difeso l’Ente. Secondo questi, pur avendo avviato una trattativa con la signora Campione, le casse comunali non dispongono delle somme necessarie per l’emanazione del provvedimento di acquisizione.

Stando a quanto riporta il Mattino, La vicenda ebbe inizio nell’aprile del 1998, quando il Consiglio comunale di Battipaglia dichiarò la pubblica utilità di un intervento di edilizia popolare. I terreni che furono scelti per la costruzione degli appartamenti erano ubicati nel quartiere Sant’Anna e appartenevano alla signora Enrica Campione. Già a maggio del 1998, quest’ultima impugnava dinanzi al Tar la delibera di Consiglio comunale. Nel frattempo però la procedura proseguiva. A giugno del 2002 l’allora Dirigente dell’Ufficio Tecnico e Ambiente emanava il decreto di esproprio definitivo, contro cui si opponeva ancora una volta la signora Campione. Tempo due anni, e a dicembre del 2004, la proprietaria del terreno otteneva l’annullamento di tutti gli atti impugnati, compresa la delibera con la quale l’iter aveva avuto inizio.

Intanto, i lavori di realizzazione degli appartamenti venivano completati. Curiosamente, negli atti notarili degli alloggi venduti veniva inclusa una clausola che obbligava i proprietari a intervenire qualora vi fossero problemi circa l’acquisizione dei suoli. «Saranno a carico della parte acquirente qualsiasi onere, debito o obbligo relativi all’immobile o comunque afferente all’intervento edilizio nel suo complesso e, in particolare, per quelli afferenti l’acquisizione del suolo», si legge negli atti.
A febbraio del 2005 è la Iacp Futura che ricorre in Consiglio di Stato contro la sentenza emessa dal Tar Salerno. Questa volta la quarta sezione impiega sette anni per decidere, ma alla fine rigetta l’appello e conferma la decisione del Tar di annullare la delibera di consiglio comunale.

A marzo del 2014, il Settore avvocatura fa pervenire una lettera ai condomini con la quale li informa che si sta tentando di trovare un accordo con la proprietà: «Il legislatore, in luogo della restituzione del bene – scriveva l’avvocato Lullo – ha previsto la possibilità di acquisire, con l’accordo del proprietario, le aree occupate senza titolo». I costi di questa acquisizione ricadevano, come da atto notarile, sui proprietari. A distanza di oltre un anno, arriva la sentenza del Consiglio di Stato, ma intanto la penale per l’occupazione abusiva ha già superato i 50 mila euro.

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