Cronaca

Agropoli, il ristorante dei vip sequestrato per evasione resta chiuso

Agropoli, il ristorante Umamì resta ancora chiuso dopo essere stato sequestrato lo scorso agosto nell'ambito di una inchiesta

Resta chiuso il ristorante Umamì di Agropoli, sequestrato lo scorso agosto nell’ambito di una inchiesta della Guardia di Finanza che ha coinvolto cinque persone. Il tribunale del Riesame di Salerno. infatti, ha respinto il ricorso presentato dal proprietario del locale dei vip del Cilento come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Agropoli, resta chiuso il ristorante Umamì: l’inchiesta

I primi accertamenti delle Fiamme Gialle della Compagnia di Agropoli sono scaturiti dall’approfondimento di alcune anomalie rilevate sull’operatività dei conti correnti riconducibili ad un imprenditore cilentano. Il 52enne, originario di Vatolla di Perdifumo, già noto alle forze dell’ordine per precedenti di natura tributaria e di bancarotta fraudolenta, gestiva di fatto diverse società, sparse tra l’Italia e la Bulgaria, esercenti attività di consulenza per le imprese che intendono usufruire del cosiddetto credito d’imposta formazione 4.0, un incentivo pubblico previsto dalla Legge di Bilancio del 2018 per agevolare i processi di sviluppo tecnologico e digitale.

In sostanza, al fine di risparmiare l’imposta dovuta sui compensi delle prestazioni, quantificata in oltre un milione di euro, l’uomo si sarebbe avvalso delle società bulgare, veri e propri “schermi”, rappresentati fiscalmente in Italia da mere “teste di legno” – un pluripregiudicato di Cava de’ Tirreni ed un soggetto di nazionalità bulgara allo stato irreperibile, che emettevano le fatture senza mai versare neanche un centesimo di IVA.

Fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, dal momento che si riferivano a servizi materialmente resi dalle imprese italiane (tutti pagamenti da parte dei clienti avvenivano, infatti, sui conti correnti di queste ultime, sfruttando il fatto che avevano la medesima denominazione di quelle estere). Per compensare il debito maturato, si faceva poi ricorso ad altre fatture false, sulla base delle quali le società coinvolte creavano crediti d’imposta fittizi.


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Le indagini e le intercettazioni: sequestrato il ristorante Umamí

Le indagini, svolte anche attraverso l’analisi delle movimentazioni finanziarie ed intercettazioni telefoniche, hanno permesso di risalire alle modalità di impiego del guadagni illeciti via via accumulati, scoprendo, l’altro, l’acquisto di una serie di beni di lusso, principalmente natanti ed auto, queste ultime peraltro re-immatricolate in Bulgaria e fatte rientrare in Italia con targa estera, così da accedere a tariffe più vantaggiose su polizza assicurativa e bollo auto.


IL VIDEO


Parte dei proventi illeciti è stata anche investita per comprare il ristorante Umamí nel porto di Agropoli, in seguito completamente rinnovato con arredamento, rifiniture e materiali di pregio. Materiali che, con la complicità degli stessi fornitori, risultavano formalmente destinati all’estero, potendo in questo modo rientrare nel regime di sospensione dell’imposta sulle operazioni intracomunitarie, quando invece sono stati usati per l’allestimento dello stesso locale.

Su uno dei profili social del principale indagato sono inoltre emersi numerosi filmati in cui l’uomo, totalmente sconosciuto al Fisco dal 2014 al 2019 e che non ha mai rivestito ufficialmente alcun ruolo nell’amministrazione della struttura, se ne dichiarava il proprietario, presentandosi paradossalmente come “un imprenditore che paga le tasse”.


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Sotto sequestro auto di lusso e yacht

Nel complesso meccanismo fraudolento ricostruito dagli investigatori sono coinvolte, a vario titolo, anche altre sette persone, accusate di auto-riciclaggio, emissione di fatture per operazioni inesistenti e dichiarazioni fiscali false. Parallelamente, sono state segnalate cinque società per i connessi profili di responsabilità amministrativa.

Per garantire il recupero delle somme sottratte all’Erario, questa Procura della Repubblica ha disposto il sequestro preventivo di beni per 1,2 milioni di euro. Nel corso delle perquisizioni, i Finanzieri hanno cautelato autovetture e imbarcazioni nella disponibilità degli indagati, nonché le liquidità rinvenute sui conti correnti, apponendo sigilli anche al menzionato ristorante, per un valore complessivo che raggiunge la piena concorrenza dell’importo fissato nel provvedimento cautelare.

 

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