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Aziende della mafia in provincia di Salerno

Aziende agricole che puntano soprattutto alla produzione di olive e ortaggi, e imprese edili che si occupano anche di movimento terra. È il core business di Cosa nostra in provincia di Trapani, così come descritto dai decreti di sequestro emessi dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale che ha messo i sigilli a beni per 20,3 milioni di euro, tutti riconducibili a presunti fiancheggiatori del superlatitante Matteo Messina Denaro. Oltre ai beni immobili, ai veicoli e ai numerosissimi conti correnti sequestrati dalla guardia di finanza e dai carabinieri, una parte consistente del patrimonio finito nel mirino degli investigatori è data da dieci società. Sono quasi tutte operanti in Sicilia e secondo gli inquirenti dietro ci sarebbe sempre il superlatitante di Castelvetrano: ora saranno affidate al controllo di amministratori giudiziari.

I sigilli sono scattati per le aziende di Mario Messina Denaro e Giovanni Filardo, cugini del capomafia. Al primo sono stati sequestrati un caseificio formalmente di proprietà della moglie (’Impresa Forte Anna Marià) e un’azienda che si occupa della coltivazione delle olive. Al secondo la ’Bf Costruzioni Srl’. Costruzioni ed estrazione di materiale per l’edilizia anche nel caso di Nicolò Polizzi, cui è stata sequestrata la ’Polizzi Pietro Lucà, società proprietaria di una cava da cui estrae ghiaia e sabbia, ma che è anche impegnata in lavori di costruzione di fognature, reti idriche, scavi e movimento terra. A Vincenzo Torino, imprenditore della provincia di Salerno, sono state sequestrate cinque aziende formalmente intestate a suoi familiari e che operano essenzialmente nel settore degli ortaggi. È così per la ’Tagca Sas’, di cui Torino è socio insieme con il figlio.

(La Città)

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