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Battipaglia, verso il voto tra minacce e pacchi dono: il punto della situazione

BATTIPAGLIA. Sette anni senza elezioni amministrative, due anni di scioglimento del consiglio per infiltrazioni camorristiche, l’arresto del sindaco Giovanni Santomauro nel 2013 e il poco gradevole epiteto di “città della camorra” per Battipaglia non hanno modificato il panorama politico cittadino. E non hanno evitato l’ennesima campagna elettorale tra veleni, minacce, pressioni, denunce. La città arriva all’appuntamento con le urne di domenica dopo mesi di caos, cambi di casacca e i soliti tranelli elettorali. Che poco hanno a che fare con l’idea di una politica onesta e pulita, mentre vanno a braccetto con il «clima camorristico» che uno dei candidati a sindaco, Cecilia Francese, aveva denunciato già nel 2010.

I candidati e le liste civiche

Anche dal punto di vista dei nomi e dei volti in campo, dalle ultime elezioni del 2009 è cambiato poco. Tra i candidati ci sono quasi tutti i consiglieri dell’era Santomauro, sparsi un po’ per parte, ma soprattutto con il candidato sindaco Gerardo Motta. Chi ha scelto di non esporsi, ha candidato figli, nipoti, parenti o ha deciso di sostenere, in maniera neppure celata, aspiranti consiglieri vestiti con i panni della novità. E se fino al 2009 in città si sfidavano partiti e liste civiche, oggi i raggruppamenti che non fanno riferimento a posizioni nazionali sono oltre l’80%. Tantissimi sono i candidati che hanno scelto la strada delle civiche. Le stesse che Rosy Bindi, presidente della commissione Antimafia, ha descritto come un «varco per la mafia». Veleni e minacce.Più di un candidato sindaco ha parlato di pressioni e minacce ad aspiranti consiglieri o a persone che avevano espresso delle preferenze elettorali. Ne hanno parlato la stessa Francese, Ugo Tozzi, ieri mattina il segretario provinciale del Pd, Nicola Landolfi. Tozzi aveva detto, in conferenza stampa, che una persona che aveva firmato la candidatura a consigliere in una delle sue liste era stata convinta a candidarsi altrove. Ed era stata costretta ad accettare. Tozzi non aveva svelato il nome del diretto interessato. La Francese, invece, ha parlato di minacce a candidati del proprio gruppo, chiedendo invano di abbassare i toni.

Le primarie e la faida

I primi sentori di una campagna elettorale difficile si erano avuti in occasione delle primarie del centrosinistra, a marzo. Al centro sociale di via Guicciardini si era visto di tutto. Persone assiepate all’ingresso delle urne per consegnare agli elettori l’euro necessario per votare – con tanto di consiglio sul nome da preferire – ex sindaci, assessori e consiglieri impegnati in prima persona, esponenti del centrodestra presenti alle primarie della fazione opposta per dare una mano a colui che avrebbe poi vinto, ossia Enrico Lanaro. In seguito, si era scoperto che Lanaro, nel 2002, era stato candidato al consiglio con An, al fianco di Motta e di supporto al candidato sindaco Alfredo Liguori. Un dettaglio che lo stesso Lanaro aveva trascurato, affermando di non essere totalmente nuovo alla vita politica battipagliese.

Il Pd, ovvero la confusione

Ad accrescere la confusione elettorale hanno aiutato le ambiguità del Pd. Il partito, in debito politico con Gerardo Motta per il supporto dato dall’ex leader di An a Vincenzo De Luca alle regionali 2015, è stato al centro di un dibattito politico durato mesi per convincere gli elettori a votare Lanaro. Un tentativo forse di facciata, visto che il Pd non si è mai opposto con fermezza ai tanti esponenti piddini vicini a Motta e non ha mosso un dito di fronte al report inviato dal segretario cittadino, Davide Bruno, con l’elenco dei transfughi del Pd.

Il caso impresentabili

Quando l’Antimafia ha fatto sapere, due mesi fa, che avrebbe vigilato sulla campagna elettorale nei Comuni sciolti per infiltrazioni camorristiche, in tanti hanno tremato. E ancora una volta Battipaglia è salita alla ribalta nazionale coi suoi sette impresentabili. I nomi più “caldi”, però, non sono venuti fuori. E sono quelli dei familiari e degli amici di persone in combutta con la criminalità organizzata, alcuni dei quali detenuti al “carcere duro”. I veri impresentabili, insomma, hanno avuto il beneficio della segretezza di Stato.

Neo-laurismo e pacchi alimentari

Tra i vari sotterfugi attuati da qualche candidato sindaco, tra promesse di posti di lavoro, di incarichi al Comune e nelle società partecipate e i soliti trucchetti – ne hanno dato notizia vari protagonisti della campagna elettorale – negli ultimi giorni si segnala la consegna di pacchi alimentari con bigliettini elettorali incorporati. È successo nel rione Turco, qualche giorno fa, mentre ieri i pacchi sono stati consegnati in via Olevano e via Domodossola. Si tratta, ovviamente, di offerte che vengono consegnate alle famiglie meno abbienti della città. Ma che stridono con la richiesta elettorale.

La presenza della Chiesa

Come nel 2009, anche in questa campagna elettorale è forte la presenza della Chiesa. E non parliamo dei cosiddetti “politici di Cristo”, come vengono definiti i candidati del movimento Sulla Tua Parola, a sostegno del candidato sindaco Riccardo Maria Cersosimo. Nelle varie liste ci sono alcuni candidati che sono parenti di parroci battipagliesi o di persone a loro vicine. E c’è un episodio che ha fatto scalpore e risale a qualche settimana fa. Quando, nel segreto di una confessione, una donna si è vista consegnare da un diacono un bigliettino elettorale.

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