Cronaca

Il cardiologo-sciatore resta ai domiciliari: “Non capisco il perché”

Cardiologo di Pagani arrestato, De Martino resta ai domiciliari. È stato lo stesso De Martino a darne notizia

Resta agli arresti domiciliari Giuseppe De Martino, il cardiologo di Pagani arrestato con l’accusa di aver fatto pressioni nei confronti dei suoi collaboratori che si sono rifiutati di somministrare dei farmaci per la sedazione in assenza di un anestesista. Inoltre, risultava in sala operatoria mentre era in montagna a sciare come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Cardiologo di Pagani arrestato, De Martino resta ai domiciliari

È stato lo stesso De Martino a darne notizia via social: “Purtroppo dovrò ancora rimanere a casa e non potrò svolgere per il momento la mia professione medica. Io ho fornito ogni informazione in mio possesso per dimostrare la mia innocenza e sono sereno sulla correttezza del mio operato. Il riesame si è riservato 45 giorni per comunicare le motivazioni della propria decisione. Non comprendo in alcun modo il perché dei domiciliari ma non posso che subirli con dignità e pazienza, continuando a sperare che le indagini in corso mi restituiscano la verità che merito”.

Il camice bianco ha ringraziato “tutti voi che mi siete stati e mi siete costantemente vicini! Un forte ringraziamento ai miei avvocati Alfonso Mutarelli e Carlo De Martino, per il loro lavoro straordinario di ricostruzione della verità, nonostante i pochissimi giorni avuti a disposizione”.

La vicenda

Sciava invece di operare: è finito agli arresti domiciliari il cardiologo Giuseppe De Martino, il professionista di Pagani già rinviato a giudizio lo scorso anno dal Tribunale di Napoli per falsificazione di cartelle cliniche in una precedente inchiesta. Stando a quanto emerso, questa volta le accuse sono ancora più gravi. Il medico- che operava presso la Clinica Mediterranea di Napoli – faceva risultare di essere in sala operatoria mentre invece era in vacanza sulla neve in un relais di Madonna di Campiglio, ma soprattutto effettuava interventi più invasivi – bisognerà dimostrare se necessari – perché avevano un costo maggiore rispetto a quelli semplici.

Gli accertamenti

Dagli accertamenti eseguiti dai carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità, diretto dal comandante Alessandro Cisternino, è emerso che in quattro giorni, tra il 25 e il 28 febbraio 2020, aveva eseguito ben 32 interventi chirurgici di routine, sebbene fosse in vacanza a Madonna di Campiglio, nota località sciistica nell’Italia settentrionale.

Secondo la documentazione acquisita dagli inquirenti della Procura di Napoli (sostituti procuratori Mariella Di Mauro, attualmente procuratore aggiunto di Napoli Nord, e Fabrizio Vanorio) il professionista – amministratore unico e proprietario (in percentuali variabili) di diverse società – risulta che ha eseguito, ma solo sulla carta, diversi interventi di ablazione transcatetere, numerosi impianti di pacemaker, monocamerale e biventricolare, espianti di loop recorder (un dispositivo che viene impiantato sottopelle per registrare il ritmo cardiaco in continuo) e, infine, di avere diversi studi elettrofisiologici, un esame che valuta le proprietà elettriche del cuore.

Le accuse

Il medico, specializzato in cardiologia, è gravemente indiziato di concorso in falso ideologico e materiale, violenza privata e violenza o minaccia per costringere a commettere un reato. Questi ultimi reati gli vengono contestati in quanto avrebbe costretto alcuni suoi collaboratori a menzionare la sua presenza nell’equipe malgrado in sala operatoria non ci fosse entrato.

Il cuore bucato al paziente

Ha raccontato un cardiochirurgo al pm Mariella Di Mauro, titolare del fascicolo: “A marzo di quest’anno (il 2021, ndr), mentre ero intento ad operare, fui chiamato in un’altra sala operatoria perché il dottor De Martino stava effettuando una procedura ibrida e nella fase prodromica si era bucato il cuore… Il paziente era un collega, era obeso ed è deceduto. Ebbi in quella occasione un primo contrasto con il dottore De Martino, al quale dissi che tali interventi andavano concordati e programmati. Lui mi disse di aver mandato una e-mail per comunicare l’intervento, ma gli spiegai che non occorreva una comunicazione, ma una comunicazione concordata di tale intervento”.

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