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Dado al Premio Charlot: “la parodia è un rifacimento di una canzone”

Dado è uno dei comici più intelligenti che il panorama comico italiano offre. Nome d’arte di Daniele Pellegrini, egli è un fine umorista che proviene da lunghi anni di studio di teatro e di recitazione. Le sue parodie musicali (Dado canta la notizia),  che offre al suo pubblico variegato della televisione, del teatro e del web sono geniali e mai volgari. Formatosi sul palco di Zelig, la sua simpatia ha calcato i palcoscenici dei programmi televisivi più seguiti, da Colorado a Made in Sud..

Ultimamente, Dado, assieme all’autore Emiliano Luccisano, racconta l’Italia attraverso le parodie musicali di “Dado canta la notizia”, brevi composizioni che, partendo spesso da un fatto di cronaca giudiziaria, politica o di costume, vengono sbeffeggiati dal comico romano con fine maestria. Vengono i mente grandi classici come le parodie degli sceneggiati storici  del Quartetto Cetra: la tradizione riproposta in chiave moderna.

Assieme ai colleghi amici Carmine Faraco, Massimo Bagnato e Dario Cassini, (i “fantastici 4”) è salito stasera sul palco della trentunesima edizione del Premio Charlot su invito del Patron Claudio Tortora per due ore di sana e pura comicità.

Dado al Premio Charlot: l’intervista

  • Dado, sin da subito ti sei fatto apprezzare per la tua comicità intelligente e travolgente. le tue parodie sono irresistibili, frutto di una genialità di scrittura e di uno studio approfondito. Quali sono i tuoi modelli? Oggi che differenza c’è tra parodia e satira? E come nascono le tue parodie?

La parodia è un rifacimento di una canzone. Può avere una finalità come esercizio di stile comica o può avere soltanto un  esercizio di stile finalizzato all’essere paroliere, ossia cambiare le parole soltanto. Quando un comico si da tre obiettivi diversi, cambiare le parole (essere paroliere), fare parodia (le parole che cambi devono combaciare o in qualche modo ricordare l’originale) e fare satira, cioè inserire anche dei messaggi che individuano un aspetto da satirizzare, in quel momento ti pesti i piedi da solo perchè ti sei dato tre paletti, vincoli molti precisi e diventa sempre più difficile farlo. Io lo faccio per personale rivincita con me stesso con i miei autori per vedere se sono capace.

  • E come nascono le tue parodie?

Sono dei esercizi che faccio con i miei autori. Appena esce una notizia pensiamo subito a quale canzone sarebbe più adatta ad abbinare. Ricordo sempre l’insegnamento di un mio professore che mi diceva sempre che in realtà lo sberleffo nasce dal dominio spagnolo che ci fu a Napoli ; quando passava il sovrano, il popolo napoletano ballava e cantava in dialetto. I sovrani, non riuscendo a comprendere il dialetto, era sicuro che quelle parole fossero omaggi, invece erano solo burle. Questo è il più grande insegnamento di satira: andare dal potente, affrontarlo viso a viso e questo l’ha fatto solo il popolo napoletano. Sono molto grato al popolo campano sopratutto per questo: devo ad esso un insegnamento importante per la mia professione: affrontare la satira a viso aperto.

  • È la satira anche del web..

Esatto. Oggi se metti un qualcosa sul web, subito rimbalza ovunque. Ricercherei i miei modelli in un aspetto storico: nella storia c’è sempre stata la satira: gli stessi Trilussa e Belli rischiavano tantissimo quando componevano perché non potevano fare minimamente fare riferimento al soggetto: Papa, Governante, erano parole bandite.

Usavano spesso animali, come insegnò la illustre favolistica greca e latina.  Dante Alighieri, con l’atroce storia del Conte Ugolino costretto a mangiare i figli e che rivendica il suo atto crudele vendicandosi nell’oltretomba azzannando il cranio del suo carnefice, l’Arcivescovo Ruggieri. In quell’episodio è come se Dante ci avesse consegnato la prima vignetta satirica di un Forattini. A scuola ciò non si dice, la satira non viene insegnata.  Non è semplice intrattenimento, ma scuola di vita. Nessuno più insegna le arti, nemmeno le arti di scrittura.

  • Quanto può essere importante un tormentone in un comico? Esso è un forte tratto distintivo per quella persona o vi è perennemente il rischio di una fossilizzazione del personaggio?

Il tormentone è utile per il linguaggio televisivo. Televisivamente parlando è molto utile s. Il tormentone serve per una tua peculiarità. E’ un esigenza di sopravvivenza dentro una cordata.

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