Cronaca

Vittima di usura, Maria racconta la sua storia

Maria (nome di fantasia) racconta la sua storia, in una lettera inviata al presidente dell’associazione “Sos antiracket antiusura”: “La denuncia è uno strumento di liberazione. A chi ha paura di denunciare dico: io ce l’ho fatta”. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.

Usura, Maria racconta la sua storia: “Denunciare è una liberazione”

“Denunciare è una liberazione”, così ha deciso di raccontare il calvario vissuto per essere di esempio ad altri che si trovano nella sua stessa situazione. La donna avrebbe inviato una lettera al presidente dell’associazione «Sos antiracket antiusura», guidata dall’avvocato Tommaso Battaglini perché lei è stata una delle prime ad essere aiutata. Una lettera che arriva a distanza di tempo dalla condanna dei suoi aguzzini ma che vuole essere un segno di rinascita per tutti quelli che sono ancora vittima di usura.

“Ci si autoconvince di potercela fare da soli, che prima o poi tutto torni alla normalità, ma non è così – spiega Maria – le difficoltà economiche come le ho vissute io a suo tempo non sono motivo di vergogna: può succedere a chiunque. Ma non bisogna commettere l’errore di poter rimettere a posto le cose da soli, né pensare di poterlo fare rivolgendosi alle persone sbagliate. Io l’aiuto l’ho chiesto quando ho capito che le persone alle quali mi ero rivolta erano usurai travestiti da amici: li ho denunciati dopo aver incontrato Tommaso Battaglini, avvocato e presidente di SOS antiracket antiusura, che, insieme all’Ufficio Legale dell’Associazione, mi ha seguito per tutto l’iter del processo nei gradi di giudizio ed è stato, con la mia famiglia, una persona di cui potevo fidarmi. Servono esempi concreti e testimonianze vere per chi non ha trovato la forza di denunciare, oltre la norma che consente l’accesso al Fondo Nazionale di Solidarietà per le vittime”.

La storia

Era il 2011 quando in evidenti difficoltà economiche e nelle condizioni di non poter più credere prestiti per i propri debiti, la donna salernitana è stata costretta a fidarsi di alcuni conoscenti che gli accordarono un prestito a tassi usurai. Gli inviti, pressanti, a restituire il denaro nei tempi stabiliti si trasformarono in vere minacce. La vittima però decise di reagire e denunciare tutto alle forze dell’ordine e all’associazione.

A processo finirono una madre e un figlio poi condannati con sentenza definitiva per usura aggravata.

“Quella di Maria è una storia a lieto fine che testimonia la presenza dello Stato, delle forze dell’ordine e delle istituzioni giudiziarie del nostro Paese – sottolinea Tommaso Battaglini – continuiamo la presa in carico di potenziali vittime di reati predatori e di soggetti sovraindebitati che non possono accedere al credito bancario”.

Alessia Benincasa

Alessia Benincasa, giornalista del network L'Occhio, è esperta in cronaca nera, politica e inchieste.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio