Maturità 2018, basterà la media del 6 per essere ammessi. Addio anche alla terza prova

È passato alla fase di vaglio del Parlamento il Decreto Legislativo attuativo della legge 107 del 2015 sulla valutazione degli alunni del primo ciclo – insieme ad altri sette D.lgs. della legge “Buona Scuola” – e, anche se potrebbe subire cambiamenti, profila una maturità assai diversa rispetto a quella attuale. Ma non diventerà esecutivo fino all’anno prossimo e quindi tutti i maturandi del 2017 non saranno interessati dai cambiamenti.

Per la maturità 2018, dunque, le prove scritte passeranno da tre a due: una prima prova scritta nazionale che accerterà la padronanza della lingua italiana e una seconda prova scritta nazionale su discipline caratterizzanti l’indirizzo di studi. Ma soprattutto, per essere ammessi all’esame non occorrerà più la sufficienza in tutte le materie (condotta inclusa). Questo vuol dire che un candidato può sostenere l’esame anche se ha un otto in italiano e un quattro in matematica. Altro requisito necessario per l’ammissione è l’aver svolto l’alternanza Scuola-Lavoro obbligatoria (200 ore per i licei, 400 ore per gli istituti tecnici e professionali) e le prove Invalsi, che però non confluiranno nel voto finale. La Commissione sarà mista: tre membri interni e tre esterni più il presidente.

LE PROVE Niente più scelta tra tre tipologie di testo (analisi del testo, saggio breve, tema di attualità) per la redazione della prima prova. Ad avere la meglio è il testo argomentativo riguardante temi di ambito artistico, letterario, filosofico, scientifico, storico, sociale, economico e tecnologico. Ad essere analizzati dalla commissione la comprensione degli aspetti linguistici, espressivi e logico-argomentativi, e la riflessione critica. La seconda prova, come già avviene, verterà sull’argomento specifico dell’indirizzo scelto, ma le tracce potranno essere multidisciplinari. Abolita, infine, la terza prova, il “quizzone” che tanto ha intimorito i maturandi fino ad oggi, perché presentava domande su più materie, non elaborate dal Miur ma dalla Commissione stessa e quindi variabili da scuola a scuola e da classe a classe. Per finire, il colloquio orale sarà strutturato in due parti: la prima dovrà trattare degli argomenti studiati non in senso nozionistico, ma analitico, partendo cioè dall’analisi di un testo, di un documento o di un progetto. La seconda sarà composta dalla relazione sulle competenze acquisite durante il tirocinio formativo obbligatorio. Quindi, meno libertà nella scelta del tema, addio ai tipici collegamenti tra le materie e agli “argomenti a piacere” con cui si partiva nel vecchio esame di maturità.

PUNTEGGIO Dal 2018 la carriera scolastica peserà di più: si parte infatti da 40 punti massimi (12 al terzo anno, 13 al quarto e 15 al quinto anno). Di conseguenza peserà meno l’esame: le tre prove saranno equiparate con 20 punti ciascuna, senza più la preponderanza dell’esame orale sulle altre. Cambia anche l’attribuzione del bonus di 5 punti – che sarà possibile attribuire soltanto a coloro che abbiano ottenuto almeno 30 punti di credito e 50 punti nelle prove d’esame – a disposizione delle commissioni per integrare il punteggio.

Fonte: Il Vescovado

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