Cronaca

Morì dopo un’incisione per un ascesso. I genitori chiedono giustizia

SCAFATI. Il 25 aprile del 2011 Maria Rosaria, una donna di 23 anni, morì all’ospedale di Scafati all’ottavo mese di gravidanza, insieme ai due gemelli che portava in grembo.

Ieri mattina è iniziato il processo a carico dei cinque medici rinviati a giudizio per l’ennesimo presunto caso di malasanità.

I genitori Gerardo e Luigia vogliono la verità e pretendono che chi ha sbagliato paghi. È tutto ciò che si aspettano da una giustizia a cui affidano le loro speranze, nel ricordo di chi oggi non c’è più.

La rabbia è ancora tanta, il ricordo di quella tragedia sempre vivo. Era la sera del 24 aprile quando Maria Rosaria, incinta di due gemelli, giunse all’ospedale di Scafati per un ascesso alla coscia destra, che le fu poi inciso.

Morì all’alba del giorno successivo dopo un intervento d’urgenza per uno choc settico. Neppure i suoi due piccoli si salvarono. Per quella tragedia, che si consumò solo qualche mese prima della chiusura dello Scarlato, sono stati rinviati a giudizio cinque medici: Michele Mastrocinque, di Pompei, ginecologo di fiducia della donna, gli anestesisti Michele Piscopo di Angri e Raffaele Molaro di Somma Vesuviana, il chirurgo Attilio Sebastiano di Salerno ed il ginecologo Vincenzo Centore di Angri, tutti accusati di omicidio colposo e a vario titolo di procurato aborto colposo plurimo e falso in cartella clinica.

Gerardo e Luigia Ferraioli, difesi dagli avvocati Salvato, Di Ruocco, Cosimato e Falanga, si sono costituiti parti civili insieme al compagno di Maria Rosaria, Luigi Di Martino.

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