Cronaca

Odissea per una mamma e la figlia al pronto soccorso del Ruggi: “7 ore di attesa”

I fatti sono avvenuti nella giornata di domenica, 27 novembre

Lunghi tempi di attesa e una ragazza di 14 anni che si sente quasi svenire: è l’odissea vissuta da una mamma e la figlia al pronto soccorso del Ruggi di Salerno. All’accettazione dicono alle due donne che devono aspettare circa sette ore prima della visita di controllo. I fatti sono avvenuti nella giornata di domenica, 27 novembre. Lo ripota il Mattino.

Salerno, odissea di una mamma e la figlia al pronto soccorso del Ruggi

Lunghi tempi di attesa e una ragazza di 14 anni che si sente quasi svenire: è l’odissea vissuta da una mamma e la figlia. All’accettazione del Ruggi di Salerno dicono alle due donne che devono aspettare circa sette ore prima della visita di controllo. I fatti sono avvenuti nella giornata di domenica, 27 novembre.

La vicenda

Sono circa le 21 quando mamma Caterina accompagna la figlia, in lacrime perché si sente senza forze e di svenire, al presidio ospedaliero. Fa presente il malessere della figlia ma le viene detto che deve aspettare sette ore perché in quel momento stavano visitando altri pazienti giunti nel primo pomeriggio.

In alternativa poteva recarsi in un altro ospedale. La donna si reca al pronto soccorso del Fucito di Mercato San Severino dove, sebbene non sia presente il reparto di pediatria e considerando che i pronto soccorso di Cava e Nocera erano chiusi, hanno preso in carico la ragazza ed hanno effettuato immediatamente tutti gli accertamenti.

Fortunatamente alla ragazza non è stato diagnosticato nulla di grave, solo una forte astenia da tenere sotto controllo con cure specialistiche. Quanto accaduto però ha lasciato sotto shock la mamma della 14enne che ha deciso di sfogarsi.

Lo sfogo

“Inadeguatezza della sanità pubblica. È assurdo dover aspettare sette ore per essere visitati, si rischia di morire nella sala d’attesa. Così come sarebbe appropriato aggiornare il personale del triage con corsi che spiegano come approcciarsi umanamente a chi arriva, spaventato e preoccupato. Essere trattati come numeri è inconcepibile, così come è assurdo attendere sette ore per ricevere cure necessarie”.

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