Cronaca

Marzia torturata e uccisa, da Nisida il 15enne chiede della madre assassina

Marzia Capezzuti è stata torturata e uccisa: è quanto emerge dalle indagini sull’omicidio che ha sconvolto Pontecagnano Faiano e non solo. Barbara Vacchiano e Damiano Noschese non danno segni di pentimento. Sono tranquilli e negano di aver ucciso Marzia Capezzuti. Lo negano di continuo con tutti, anche con chi all’interno del carcere di Fuorni chiede cosa sia accaduto, ma ieri mattina hanno deciso di non rispondere alle domande del gip Alfonso Scermino.

Marzia Capezzuti, da Nisida il 15enne chiede della madre

Entrambi difesi dal legale di fiducia, l’avvocato Pierluigi Spadafora, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Lo stesso ha fatto il loro figlio quindicenne con il gip Alfinito, interrogato alla presenza dell’avvocato Francesco Rocciola, detenuto presso l’istituto di pena minorile di Nisida. Su sollecitazione del giudice minorile che ha tentato di farlo aprire e parlare, ha negato la sua confessione nella video chiamata Instagram con la sorella Annamaria Vacchiano. E ha respinto qualsiasi addebito.

Marzia Capezzuti, le ultime intercettazioni tra Barbara e i figli

Ad ottobre scattano gli avvisi di garanzia della procura e partirono le intercettazioni ambientali. Proprio in casa, gli indagati hanno parlato a ruota libera. In particolar modo, è stata intercettata una conversazione tra Barbara Vacchiano e i figli. In particolar modo, Annamaria, discutendo con la madre di ciò che è scritto sulle carte, dice: “Hai capito? Pure il concorso in omicidio… e tu sei la mandante“.

A quel punto Vito si rivolge alla sorella: “Diglielo a questi figli di pu****a qui dentro che se non hanno le prove… si devono solo mettere il dito…”. Le chiede Damiano Noschese: “Cosa dobbiamo fare, ci uccidiamo?” e gli risponde Vito: “Ci uccidiamo…”. Incalza Damiano Noschese: “E che ho fatto io?”. Gli risponde Annamaria: “Damiano, Damiano… un sacco di cose“-

Interviene così Barbara, spiegando di essere intenzionata a confessare tutto e che sia meglio che le accuse ricadano su di lei: “Fammi accusare tutto a me“. Poi, rivolgendosi alla figlia in lacrime: “Vedi che sei razza Vacchiano, non piangere. Ok? E basta… accuditemi a questo, chiedendo ad Annamaria di accudire il fratellino di 7 anni.


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Redazione L'Occhio di Salerno

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