Cronaca

Processo Omnia, il pentito rivela: “Gerardo Napoli andava ucciso”

Al Processo Omnia, il pentito ha ricostruito i metodi camorristici per il trasporto su gomma e ha rivelato che Gerardo Napoli andava ucciso.

“Gerardo Napoli andava ucciso”: parla il collaboratore di giustizia

“Stenderlo a terra” era questo l’ordine dato ai danni del titolare della Napolitrans reo di non volersi piegare al volere dei gemelli Enrico e Sergio Bisogni, di Sabino De Maio, Francesco Mogavero e di Marcello Palmentieri. A rivelarlo, ieri mattina, in aula, è stato il collaboratore di giustizia Sabino De Maio.

Il processo è quello relativo all’inchiesta “Omnia” che portò la direzione distrettuale antimafia di Salerno a fare piena luce su attentati, minacce ed intimidazioni finalizzata all’imposizione del trasporto su gomma dei prodotti agricoli a ditte compiacenti e vicine al sodalizio criminale.

In manette finirono diversi soggetti vicini al clan Pecoraro – Renna operante nella Piana del Sele e nei Picentini. Gli imprenditori agricoli avrebbero dovuto affidare il trasporto dei loro prodotti alla ditta di Ciccio Mogavero. Sabino De Maio, parlando dei metodi posti in essere per affermare la propria egemonia nel trasporto su gomma, ha anche ripercorso i dissidi che erano nati tra Marcello Palmentieri (arrestato insieme a tutto il gruppo nel marzo del 2017) e il titolare della Napolitrans.

Il collaboratore ha raccontato che Napoli, a detta di Palmentieri aveva un debito con costui pari a circa 4/500mila euro per dei servizi resi all’agenzia. Napoli dal canto suo pare continuasse a ripetere di non avere alcun debito in quanto trattava direttamente con i proprietari terrieri e non attraverso agenzie.

Viste le resistenze di Napoli, Palmentieri non avrebbe esitato – stando sempre al racconto reso da Sabino De Maio – ad istigare istigare i gemelli Sergio ed Enrico Bisogni, Francesco Mogavero e lo stesso De Maio ad intraprendere azioni intimidatorie contro di lui.

Il titolare della Napolitrans un giorno fu avvicinato dal quintetto in un terreno, fu portato sotto una serra e gli sarebbe stato intimato di piegarsi al loro volere e accettare che il trasporto su gomma era cosa loro. Neanche in questa occasione Napoli si piegò così pare sia giunto l’ordine di “stenderlo a terra”.

Stesse modalità (minacce e attentati a cose e persone) sono state utilizzate per gli altri imprenditori restii ad affidarsi alle ditte di trasporto imposte dal gruppo. Successivamente il collaboratore ha parlato dello spaccio di droga posto in piedi dal gruppo e anche in questo caso ha affermato che a controllarlo erano oltre a lui i gemelli Bisogni e Mogavero. Ogni piazza di spaccio erta gestito da sottogruppi con dei referenti, uomini fidati.

Sabino De Maio ha anche ribadito la sua contrarietà allo spaccio dell’eroina. Infine, parlando del Blu Hotel, il collaboratore ha detto di dissociarsi da quanto avveniva nel locale. Il riferimento è alla prostituzione ed allo spaccio.

Il racconto e le testimonianza del collaboratore di giustizio affiliato al clan Pecoraro – Renna proseguirà il prossimo 28 maggio quando rispondendo alle domande del pubblico ministero Marco Colonici dovrebbe ripercorrere la vicenda delle minacce al consigliere comunale Luigi Bellino per farlo desistere dal votare il bilancio del comune di Pontecagnano – Faiano.


Pina Ferro

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