Cronaca

Rapine tra Eboli e Battipaglia, parlano i ladri: «Dovevamo sfamare i nostri figli»

EBOLI. «Non sapevamo come sfamare i nostri figli, non avevamo scelta». È con queste parole che ieri mattina Nicola e Margherita Iula, Cristian De Lisa e Carmine Gaiangos hanno risposto alle domande del gip Indinnimeo.

Hanno anche aggiunto: «La difficoltà di trovare un lavoro, la difficoltà di trovare un’occasione per il riscatto sociale».

Rapine tra Eboli e Battipaglia, parlano i ladri: i dettagli

Sono queste le motivazioni, fornite dai malviventi, che li hanno spinti a rapinare i tre market tra Eboli, Battipaglia e Capaccio Paestum, il centro scommesse e il distributore di benzina tra Eboli e Battipaglia.

Difesi dall’avvocato Giuseppe Russo, secondo quanto riporta Il Mattino, i quattro ebolitani sono ritenuti i promotori dell’associazione a delinquere finalizzata ai reati predatori: «Non è vero che esisteva un’associazione a delinquere, caso per caso decidevamo cosa fare.

«Dovevamo sfamare i nostri figli»

Ognuno programmava i suoi colpi. Non c’era nulla di programmato, nessuno di noi impartiva ordini agli altri».

Erano schegge delinquenziali non un sodalizio criminoso. La strategia è chiara.

L’avvocato Russo mira a far cadere l’accusa principale: l’associazione a delinquere che in pochi mesi a realizzato oltre trenta furti e rapine tra Eboli, Battipaglia e Capaccio.

Nei prossimi giorni, il legale presenterà un’istanza per ottenere una misura cautelare più leggera nei confronti dei suoi clienti.

I video degli arresti

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