Cronaca

Salerno, il dramma del nigeriano “senza nome”: l’aiuto del Venite Libenter

SALERNO. Dopo il dramma del nigeriano “senza nome” che vagava nudo nei pressi dello stadio Arechi, deriso dai passanti, ecco la svolta. L’associazione Venite Libenter impegnata nell’accoglienza ai senzatetto, ha accolto il ragazzo presso il dormitorio di via Dei Carrari.

Il “fenomeno”

La sua foto mentre vagava nudo ed in stato confusionale nei pressi dello stadio Arechi di Salerno, purtroppo, era stata divulgata sui social network ed anche da qualche testata giornalistica, un po’ di tempo fa. Segnalato da alcuni passanti, è stato criticato e deriso da qualche politico contrari agli stranieri.

Solo qualcuno ha preso a cuore la sua situazione. Scomparso dalla circolazione, solo qualche giorno fa si è scoperto che qualcuno ha contattato Rossano Daniele Braca dell’associazione Venie Libenter e non si sono fatti scrupoli ad accoglierlo.

La testimonianza di Braca

Racconta Braca: «Mi avevano detto che un nigeriano vestito di stracci vagava in stato confusionale sulla Litoranea, con mani, piedi e gambe congelate. Così ci siamo precipitati sul posto, tentando di comunicare con lui, ma purtroppo non comprendeva neppure l’inglese.

Così, a gesti, ci ha fatto capire di avere sete e freddo: dopo avergli fatto bere del the caldo ed esserci intrattenuti con lui, lo abbiamo convinto a seguirci al dormitorio. Lì lo abbiamo riscaldato e, insieme con gli altri ospiti, lo abbiamo tranquillizzato e rifocillato. Pensavamo fosse muto, in quanto continuava a non parlare, fino a quando ha trovato un altro nigeriano nostro ospite proveniente dalle sue stesse zone: hanno iniziato finalmente a dialogare tra loro ed abbiamo sentito finalmente la sua voce».

Le condizioni del nigeriano

La pelle e gli occhi del giovane raccontano cicatrici e sofferenza che, probabilmente, non ha trovato visi amici lungo il suo percorso. Dopo un paio di giorni, ancora in stato confusionale, ha salutato tutti dicendo che doveva tornare dalla sua famiglia.

Ha continuato Braca: «Era confuso, non credo abbia qui la sua famiglia. Ma non volevamo costringerlo a rimanere. Ne ha già avute troppe di costrizioni. Così, fornendogli un biglietto con i nostri riferimenti, lo abbiamo lasciato andare. Ma cercheremo di rintracciarlo per aiutarlo ancora, ora che abbiamo appurato la zona in cui si aggira».

Differentemente da tutti gli altri, Rossano Daniele Braca ha deciso di non voltare lo sguardo e di aiutare, come possibile, il giovane che, ad oggi, ancora è “senza nome”.

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