Cronaca

Scafati, il giudice Mancini respinge le richieste di arresto per i fratelli Aliberti

SCAFATI. Stando a quanto riporta il quotidiano “La Città”, il giudice per le indagini preliminari, ha respinto la richiesta di arresto per il primo cittadino scafatese Pasquale Aliberti e per il fratello Nello, per Luigi Ridosso, 30enne figlio del defunto Salvatore e per Gennaro Ridosso, figlio di Romolo. Secondo Donatella Mancini, quindi, non è stato ravvisato il reato di scambio di voto per le elezioni amministrative del 2013 e per quelle regionali del 2015, dove il clan Loreto-Ridosso sostenne la candidatura di Aliberti e della moglie Paolino.

A diciotto giorni dalla richiesta di misura cautelare, il gip spedisce al mittente le accuse che pendevano sul capo del sindaco scafatese e nega l’arresto per corruzione elettorale. Durante l’anno in cui sono state tenute le elezioni amministrative, il clan sostenne la lista “Grande Scafati” ispirata a Raffaele Lupo e che inizialmente doveva prevedere la candidatura di Andrea Ridosso, che in seguito venne assunto nel piano di zona da Aliberti. Nella lista fu eletto Roberto Barchiesi, consigliere di maggioranza e punto di riferimento per la cosca Loreto-Ridosso. Il 7 luglio scorso, l’appello del pm spinge pressantemente verso la formulazione del reato di scambio di voto politico-mafioso, attirando l’attenzione su un reale scambio di denaro.

Le dichiarazioni del pentito Alfonso Loreto (in due verbali alla Dda) il 25 febbraio scorso e l’altro 11 marzo successivo e confermato da alcuni volti imprenditoriali come Nello Longobardi e Raffaele Lupo e il tutto supportato (come una ciliegina sulla torta) da tabulati telefonici e dai contatti tra gli Aliberti con esponenti della cosca, davano forza alla tesi che avrebbe dovuto decretare i 4 anni di reclusione ad Pasquale Aliberti e a suo fratello Nello, tuttavia ciò non è avvenuto e Scafati procederà a singhiozzi fra una coltre oscura di polemiche e innumerevoli punti interrogativi.

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