Curiosità

Leggende e tradizioni campane: fantasmi, misteri e superstizioni

La Campania è una terra ricca di tradizioni e cultura popolare. Sono tantissimi i racconti su miti e leggende legati al territorio campano, che si tramandano di generazione in generazione per far sì che la cultura popolare non vada dimenticata. Tra Munaciello, Bella ‘mbriana, spettri nei palazzi e fortezze e le streghe, sono tanti i racconti che fanno della Campania una regione piena di mistero.

Vediamo quali sono le più popolari leggende e credenze nel territorio campano:

Munaciello

Il munaciello è uno spirito dispettoso che vive nelle case, può portare sia fortuna sia sventura ed indossa un saio da monaco che nasconde le sue brutte fattezze. Secondo la leggenda, il figlio deforme di Caterinella Frezza, ricca donna che si innamorò di un garzone contro il volere del padre ebbe un figlio dall’aspetto orrendo.


munaciello


Un’altra leggenda, invece, racconta che il munaciello fu un gestore di pozzi d’acqua che entrava nelle case dai canali di scolo per rubare oggetti preziosi. Il popolo gli attribuisce poteri magici e lo incolpa degli episodi spiacevoli, ma lo considera anche benevolo perché spesso lascia delle monete in luoghi nascosti della casa.

Bella ‘mbriana

La Bella ‘Mbriana è uno spirito benevolo che vive nelle case dei napoletani portando loro fortuna e convive con il Munaciello, di cui è antagonista. Non si conosce precisamente il suo aspetto perché appare di sfuggita durante le ore più luminose o nel primo pomeriggio e quando la si avvista si trasforma magicamente in un geco, animale considerato portafortuna.


bella mbriana


Secondo la leggenda, la Bella ‘Mbriana era una bellissima principessa che perse il suo amore e, sola e disperata, iniziò a vagare per la città. Il re suo padre chiese ai suoi sudditi di aprire le porte delle loro case per accoglierla. Ecco perché è considerata lo spirito che protegge la casa.

La Janara

La Janara sarebbe una strega malefica la cui leggenda nasce nel beneventano, diffondendosi presto anche a Napoli. È considerata la figlia di Satana, per questo motivo Dio l’avrebbe resa sterile e lei, frustrata e invidiosa, va in giro per le case della città in cerca soprattutto di bambini. Conosce l’occulto e può fare riti di magia nera, malocchio e fatture.


janare-streghe Benevento


Secondo il mito la si può avvistare di notte e, se si è bravi a catturarla afferrandola per i capelli, la si può neutralizzare. Questo a patto che si risponda correttamente alla sua domanda “Che tieni in mano?”, dicendo “Ferro e acciaio” e non “capelli”. Se invece la si cattura quando non ha assunto forma corporea, si riceve protezione per sette generazioni.

Il malocchio

Per malocchio s’intende la capacità o potere dello sguardo umano di procurare intenzionalmente danni e mali alla persona osservata. Da un punto di vista fisico, i problemi causati dal malocchio possono essere: violenti mal di testa, vomito, nausea, depressione e cattivo umore.


malocchio


Secondo alcune credenze popolari ci sono delle donne, quasi sempre anziane, che assicurano di possedere la capacità di scoprire se una persona è vittima del malocchio e di eliminarlo attraverso il rito dell’olio. Questa facoltà viene tramandata di generazione in generazione, ma la tradizione vuole che nel momento in cui la persona lo trasmette, perde la capacità di effettuare il rito. Per questa ragione, il passaggio avviene quando la santona crede che si stia avvicinando la fine dei propri giorni.

Il ponte dei diavoli di Salerno

Il ponte dei diavoli di Salerno è ancora ritenuto da alcuni superstiziosi un luogo da cui stare alla larga, soprattutto nelle ore notturne, quella che a prima vista appare come un’imponente struttura composta da archi e pilastri è stata nei secoli scorsi oggetto di diverse leggende, la più famosa delle quali vorrebbe che la sua costruzione sia merito di un patto tra l’alchimista Pietro Barliario, appunto, il Diavolo.

Secondo quest’antica narrazione orale, il noto “stregone” aveva infatti stretto un rapporto di “amicizia” con il Maligno, che ricambiava questa stima con diversi favori, tra i quali anche il potere di sedurre tutte le donne più belle della città. Barliario era anche un visionario amante della conoscenza e della ricerca, e da tempo desiderava far sì che la sua città potesse disporre di risorse idriche adeguate, al tempo carenti.


Acquedotto Medioevale


Proprio per questo motivo, l’alchimista decise di chiedere ancora una volta aiuto al suo “fidato amico” riuscendo a costruire l’intera struttura dell’Acquedotto in una sola notte. Ovviamente il Diavolo avrebbe chiesto qualcosa in cambio, così Barliario accettò di far sì che questo potesse far sua l’anima di chi fosse passato sotto il ponte dopo il tramonto.

Ed è proprio per questo motivo che ancora oggi, secondo la superstizione popolare salernitana, bisogna stare alla larga dal Ponte dei Diavoli tra il tramonto e l’alba, perché sotto quei misteriosi archi si corre il rischio di incontrare demoni e spiriti maligni.

Chiesa della Madonna della Neve

La devozione alla Madonna della Neve ha origini antiche. Secondo la tradizione, nel IV secolo d.C., la Madonna apparve in sogno ad un patrizio romano e gli chiese di elevare un edificio nel luogo in cui avrebbe trovato la neve. La mattina seguente, una coltre bianca ricoprì il colle romano dell’Esquilino, dove fu costruita la chiesa in cui si celebrò per la prima volta la festa della Neve, estesa nel XVI secolo a tutta la cristianità da San Pio V.


madonna della neve


Ancora oggi, nella Basilica di Santa Maria Maggiore il 5 agosto si ricorda la prodigiosa nevicata con una pioggia di petali bianchi. La metafora della neve, simbolo di innocenza e di purezza, si radicò profondamente a Neviano. Il manto bianco caratterizzò non solo il toponimo stesso ma anche lo stemma civico: il colle innevato con un albero d’olivo sulla cima richiamava l’etimo antico.

La Regina Verde

Si tratta di un’antica leggenda d’amore che  narra dello sbarco dei Saraceni ad Agropoli che portarono con sé un’unica donna, figlia del loro comandante. Quest’ultimo si fece subito incoronare, insieme alla figlia.

Bellissima nell’aspetto, tuttavia, la donna aveva una particolarità: il suo volto era verde. Pescatori e cittadini, quindi, la ribattezzarono “la Regina Verde“. In tanti le chiedevano la mano, ma la ragazza riservò a tutti un netto rifiuto. Finché un giorno, passeggiando a Trentova, rimase colpita da un pescatore che traeva a riva la sua rete piena di pesci.



La Regina, nonostante non le fosse consentito frequentare un umile marinaio, si innamorò di quel giovane e da allora iniziò la loro romantica storia. Un brutto giorno, però, il giovane non tornò a casa: una tempesta lo uccise.

La Regina Verde lo attese invano per giorni finché, comprendendo che non sarebbe tornato, si gettò giù dalla rupe per raggiungere il suo amore in mare. Fu trasformata in una ninfa che, si narra, vive ancora in una grotta sotto il promontorio. Quando il mare è in tempesta, si dice che i pescatori sentano ancora le sue urla disperate, in cerca del suo amore perduto.

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