L'intervista

Un'onda sonora lunga quarant'anni – Intervista a Gerardo Caputo, direttore di Radio MPA

Di Angelo Cariello – Foto di Valentina Gaudiosi

La radio, una nonna inossidabile e affettuosa, sempre pronta a raccontarti una storia o a cantarti una canzone. Puoi preferirle un disco, puoi dimenticarti di lei e tradirla con la televisione, puoi trascurarla per cedere alle lusinghe di internet e dei nuovi media, lei non si offende, resta lì, a tua disposizione, un giro di manopola e riecco il caldo piacere della sua compagnia. Tra le nonne su cui da sempre i nipoti della nostra provincia possono contare, ce n’è una particolarmente preziosa, la cui storia merita senza dubbio di essere raccontata: Radio MPA. Ho raggiunto gli studi della radio, a Palomonte, per incontrare Gerardo Caputo, l’intramontabile condottiero di un progetto radiofonico ormai prossimo a compiere quarant’anni di vita e di meritevole attività.

«Com’è nata Radio MPA?»
«Dalla buona volontà di quaranta o forse più ragazzi. Era il 1977, fondammo l’associazione Monte Palo Alburni, dalle cui iniziali proviene il nome MPA. Facemmo una colletta, cinquantamila lire a testa. Con quei soldi comprammo un trasmettitore di ottanta watt, l’antenna, due piatti, un mixer, un registratore e qualche disco. Essendo completamente all’asciutto di nozioni tecniche, chiamammo un tecnico di Battipaglia – uno dei pochi capaci all’epoca – per mettere in funzione il tutto.»

Foto di Valentina Gaudiosi

«E così sono cominciate le trasmissioni.»
«Era il periodo delle radio libere, attorno al nostro progetto c’era grande curiosità e tanto entusiasmo. La radio era sempre attiva, anche di notte. Le persone ci seguivano, telefonavano, richiedevano le canzoni. E in tanti venivano a trovarci. Come sede, avevamo scelto una chiesa sconsacrata. In un angolo avevamo creato il nostro piccolo studio. Organizzavamo feste e serate danzanti, nel resto della sala si suonava e si ballava. Chi fatto la radio in quel periodo ha avuto la fortuna di godere del contatto diretto e costante con la gente.»

«Una radio libera figlia della comunità.»
«Radio MPA era la radio di tutti. Quando spostammo l’antenna dal campanile della chiesa alla cima della montagna, venne tantissima gente ad aiutarci, una fila lunghissima di persone che, dalla strada al punto più alto del colle, si passavano i mattoni di mano in mano.»

«Di cosa si occupava all’epoca la vostra radio?»
«Inizialmente era improntata al divertimento, era una radio leggera che riservava buona parte della programmazione alle dediche e alle richieste degli ascoltatori. Poi, col passare degli anni, abbiamo cominciato a trattare questioni più serie che riguardavano il nostro territorio. Dopo il sisma dell’ottanta, ad esempio, abbiamo trasmesso ogni domenica a mezzogiorno, per tre o quattro anni, un programma dedicato ai paesi colpiti dal terremoto. In ogni puntata ci occupavamo di un paese. C’eravamo coordinati con una radio di Caposele: una radio ospitava il sindaco e l’amministrazione, l’altra radio i membri dell’opposizione. Era un programma molto seguito, un momento di confronto tra i cittadini e le istituzioni durante un periodo molto drammatico per la nostra comunità.»

 «E col tempo ha cambiato forma anche la struttura organizzativa della radio, quindi.»
«Tra l’ottantaquattro e l’ottantacinque molti di quelli che avevano partecipato alla nascita della radio e che l’avevano animata per tanti anni hanno deciso di farsi da parte. La radio, dal punto di vista economico, non poteva certo garantire uno stipendio. Io, fortunatamente, lavoravo a scuola. Così, per forza di cose, ho assunto il comando dell’impresa. Avevo già la consapevolezza che quello che era nato come il passatempo di un gruppo di amici avrebbe potuto pian piano trasformarsi in un’azienda seria e che la passione, presto o tardi, sarebbe potuta diventare un’occasione di lavoro.»

«Il tempo ti ha dato ragione.»
«Nel 1986 Radio MPA poteva contare su un solo ripetitore, oggi ne abbiamo diciannove. Ho cercato di conferire alla radio un aspetto serio e solido e questo ha fatto sì che arrivassero anche gli introiti pubblicitari. Abbiamo reinvestito tutti gli utili nel miglioramento delle nostre infrastrutture. Ma non nascondo che, oltre alla pubblicità, per mantenere in piedi la radio ho dovuto attingere abbondantemente anche ai miei risparmi.»

«Come se la passa, oggi, la radio dal punto di vista economico?»
«Meglio non parlarne. È una vera e propria tragedia. La pubblicità è diminuita e i costi di gestione sono aumentati vertiginosamente. Lo stato, poi, invece di sostenere un’impresa culturale come la nostra, ci ha inferto il colpo di grazia. Stiamo ancora pagando un’assurda sanzione dell’Agenzia delle Entrate. Nel 2009 comprammo i diritti per la radiocronaca in esclusiva delle partite della Salernitana. Giocava in serie B, eravamo convinti si trattasse di un buon investimento. E invece la squadra andò malissimo, retrocesse in serie C e, di conseguenza, durante il campionato nessuno volle acquistare gli spazi pubblicitari. Quell’anno chiudemmo il bilancio in rosso di quattromila euro. Secondo i calcoli dell’Agenzia delle Entrate, invece, avremmo dovuto fatturare novantamila euro in più. Per questo siamo stati multati. Per i loro parametri, tra un network commerciale e una radio locale che punta a fare cultura non c’è differenza alcuna. Così come non fa differenza se una radio si trova in una grande città come Milano o in un paesino sperduto della provincia come Palomonte.»

«E invece la differenza c’è, e andrebbe sottolineata e difesa. Anche perché Radio MPA continua a essere una risorsa mediatica di importanza strategica per tutto il nostro territorio.»
«Non tutti la pensano così, purtroppo. Anche gli imprenditori locali ci hanno completamente abbandonato. Non investono più nella pubblicità sulla nostra radio. Dicono che adesso ci sono le agenzie, c’è internet, sostengono – egoisticamente – di non avere più bisogno di noi.»

«E le istituzioni locali?»
«Ho interpellato, uno per uno, diciannove sindaci del territorio. Ho proposto loro, in cambio di un piccolo contributo necessario al sostentamento della radio, un servizio di informazione per i loro comuni. Tutti hanno apprezzato la bontà del progetto ma nessuno di loro ha accettato la nostra proposta. In queste condizioni andare avanti diventa sempre più difficile.»
 

«Non starai pensando veramente di chiudere la radio?»
«È una cosa che non mi era mai successa e che adesso, nei momenti di rabbia, mi capita sempre più spesso. Nel 2000 mi arrivò una proposta molto vantaggiosa, volevano acquistare la radio ed erano disposti a sborsare molti soldi. Mi sarei sistemato per il resto della mia vita, ma non ci pensai su nemmeno per un attimo e rifiutai. Non so se oggi rifarei la stessa scelta.»

«Sarebbe assurdo dover chiudere una delle radio più ascoltate della provincia di Salerno.»
«È un momento molto difficile, naturalmente noi speriamo di superarlo e di proseguire il nostro percorso. Ci sono persone validissime che dedicano quotidianamente a quest’impresa tempo e lavoro, se la radio riuscirà a sopravvivere sarà solo e soltanto grazie al loro eccezionale contributo.»

«E alla tua tenacia.»
«La radio non è mia, è un concetto che non mi stanco mai di ribadire. Certo, sono io che la gestisco e sono io che ne rispondo: se la radio dovesse fallire, fallirei anch’io. Ma Radio MPA è di tutti. Molti credono che mi sia arricchito con la radio, è una cattiveria del tutto gratuita che mi fa molto male perché sono sempre stato trasparente con tutti e non ho mai sfruttato nessuno. Ogni mia sacrosanta giornata è dedicata interamente alla radio. In quarant’anni non mi sono mai fermato, nemmeno per un giorno. Per me non esiste altro e d’altronde non ho scelta, solo così Radio MPA può reggersi ancora in piedi. Per anni ho macinato migliaia e miglia di chilometri, ho letteralmente distrutto macchine su macchine per sistemare i guasti ai nostri ripetitori in giro per la provincia e in Basilicata. Spesso ho trascurato me stesso e le mie cose. Mia moglie, infatti, odia questa radio. E io, a dirla tutta, non posso darle torto.»

«Tuttavia sono convinto che il tuo bilancio spirituale sia più che positivo.»
«La radio mi ha dato tantissimo. Senza Radio MPA sarei stato un uomo completamente diverso, probabilmente peggiore. Ho conosciuto tantissime persone, ho avuto l’occasione di confrontarmi con tanti modi diversi di vivere e vedere le cose. Questo mi ha aiutato a riflettere su tante cose, spesso mi ha fatto ricredere su idee che ritenevo giuste e intoccabili. Insomma, ho smontato tante sicurezze fasulle, ho cambiato idea su tanti argomenti. Tutto questo mi ha aiutato a crescere e a migliorarmi.»

«E cos’è che serve per dare seguito alla vita e alla crescita di Radio MPA?»
«Ci piacerebbe allargare la nostra famiglia, trovare altre persone che abbiano voglia di contribuire a questa piccola grande impresa. Questa radio può dare lavoro, nessuno me lo toglie dalla testa. Basterebbe trovare il modo di ricostruire un gruppo unito e affiatato e le prospettive future cambierebbero completamente. Ne abbiamo fatte tante, corride, concerti, spettacoli, festival, concorsi di poesia, gare di organetto. Addirittura un’estate ingaggiammo il grandissimo Nicolò Carosio per la radiocronaca di un torneo amatoriale di calcio. Radio MPA è un pezzo di storia troppo importante per la nostra terra. Nonostante tutto, sono ottimista. Tornerà il sereno anche per la nostra radio.»

Foto di VALENTINA GAUDIOSI
Gerardo Caputo, direttore Radio MPA – Foto di Valentina Gaudiosi
Foto di VALENTINA GAUDIOSI
Valentina Risi, conduttrice Radio MPA – Foto di Valentina Gaudiosi
Foto di VALENTINA GAUDIOSI
Serena Senese, conduttrice Radio MPA – Foto di Valentina Gaudiosi

 

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio