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Vallo della Lucania, 300 operai Yele a rischio. Dg assenti

VALLO DELLA LUCANIA. Un incontro atteso, ma che non ha avuto luogo, quello voluto dai lavoratori della consociata del Consorzio Smaltimento Rifiuti Salerno/4, che vedono fortemente in bilico il proprio posto di lavoro, soprattutto, se dovesse essere approvata la legge regionale che prevede la liquidazione delle società partecipate degli Enti Consortili.

All’assemblea straordinaria dei soci della Yele Spa, convocata per il giorno 9 dicembre in prima convocazione, e per il giorno 10 dicembre in seconda convocazione, che avrebbe avuto come tema all’ordine del giorno, oltre la temuta legge di riordino del settore, anche una visione complessiva sulle situazioni di malessere lamentate da numerosi dipendenti impegnati a vario titolo nel settore, non hanno preso parte il commissario liquidatore del Corisa4, l’avvocato Giuseppe Vitale e il socio Corisa4 detentore della quota di maggioranza della Yele Spa. Di conseguenza, l’incontro è saltato. I sindaci, gli amministratori, i rappresentati dei comuni e le rappresentati sindacali dei lavoratori del comparto rifiuti hanno chiesto, tramite un comunicato stampa a firma di tutti, la proroga per la società che si occupa della raccolta dei rifiuti su gran parte del territorio cilentano. E per questo, i sindaci e i rappresentati sindacali hanno considerato impossibile il fatto di lasciare i comuni senza gli operatori della raccolta differenziata e «pertanto – si legge nel comunicato congiunto – occorre garantire la piena operatività della Yele Spa, società in house del Corisa4, che ha fino ad oggi garantito l’espletamento di detti servizi».

Chi sottoscrive la nota propone «di fare voti al presidente della Regione Campania, al presidente della Provincia di Salerno ed al commissario del Corisa4, per quanto di competenza di ciascuno, affinché, con provvedimenti immediati, si dia corso alla proroga della scadenza della Yele, fino alla avvenuta definizione del nuovo modulo di gestione del ciclo integrato dei rifiuti secondo quanto disposto dalla legge regionale e comunque per un periodo non inferiore a dodici mesi».

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