«Abolire le sagre gastronomiche è una battaglia di civiltà», a un anno dalla protesta di Pignataro

Il giornalista wine&food blogger Luciano Pignataro, dedica all’interno del suo blog, un intero articolo che spiega il perché le tipiche sagre italiane andrebbero eliminate. All’interno del blog, non si trattiene nel attaccare liberamente la buona parte delle sagre «campane e non» identificandoli come «dei magnifici approssimativi, con cibi spesso di scarsa qualità e legame con il territorio parla a o dei modi per fare soldi, spacciando per locali, carni e paste comprate nella GDO e cucinate una schifezza, questo ovviamente non tutte le sagre, ma un buon 70%».

Parole dure che si dirigono come dei proiettili verso la maggioranza degli organizzatori di questi eventi, individui che ogni anno cercano di dare il massimo per rievocare tradizioni culinarie ormai perdute o prodotti tipici che (a causa di trattati o cambiamenti climatici) rischiano l’estinzione. E non si risparmia Pignataro, ironizzando persino sui nomi delle sagre: «Sagra dello struzzo, Sagra della frittura di pesce (a 60 km dal mare), Sagra dei Mangioni, Sagra delle Sagre, Sagra della Montagna, Sagra del Mare, Sagra della Pizza, Sagra dei Sapori Tipici( di dove?) Sagra della Porchetta (sulla spiaggia, il 15 agosto?), Sagra di inizio Estate, Sagra di Fine Estate,, SAGRA ECCHITTEMUORTO!!!!!!».

Inoltre, discute dei prezzi, giudicandoli eccessivi, ma i toni più forti sono stati sprecati su coloro (parlando in generale) che risparmiano tempo e fatica spacciando per prodotti locali, con altri comprati magari al cash (provenienti magari da paesi stranieri). È dal ’94 che Pignataro gestisce un’intera rubrica presso il quotidiano “Il Mattino” dedicata ai vini ed è da un anno che presenta sul suo blog un articolo che bastona violentemente le sagre di paese.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio