Cronaca

Amazon, un lavoratore denuncia: «Orari matti, siamo schiavi di un algoritmo»

«Il motto dell’azienda è ‘la velocità fa la differenza’, ma noi lavoratori impegnati nelle consegne per Amazon siamo schiavi di un algoritmo che detta i ritmi e non tiene conto degli imprevisti reali, come possono essere il traffico, i semafori o il maltempo. Guidiamo furgoni, non droni, non possiamo mica volare in città». Questa la denuncia, all’AdnKronos, di un corriere che lavora per il colosso fondato da Jeff Bezos e che ha chiesto di rimanere anonimo.

Non è la prima volta che le condizioni dei lavoratori di Amazon vengono denunciate, facendo emergere anomalie di ogni tipo dal punto di vista contrattuale e non solo. Il dipendente, parlando all’AdnKronos, ha spiegato: «Dobbiamo fare in fretta, al minimo ritardo ci chiamano e ora, con Amazon Prime, i tempi si restringono ancora.

Ogni giorno dobbiamo effettuare circa 150 consegne, spesso finiamo anche due o tre ore più tardi rispetto al turno prefissato, saltando anche la pausa pranzo di mezz’ora. Raggiungere punti opposti di grandi città, nell’ora di punta, è pressoché impossibile».

Lo stipendio medio dei corrieri che lavorano per Amazon si aggira intorno ai 1250 euro, da cui però vengono spesso decurtate le multe: «Noi, a differenza di altri corrieri espresso, non abbiamo i permessi per le Zone a traffico limitato o per l’Area C, ma dobbiamo comunque raggiungere quei luoghi, e alla fine paghiamo di tasca nostra. Per non parlare poi del parcheggio o dei ‘ripassi’: trovare un posto per i furgoni in città è praticamente impossibile, senza contare che a volte dobbiamo tornare agli indirizzi di consegna se i clienti sono irreperibili».

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