Cronaca

Cava: ruspe nelle periferie, cittadini in agitazione

CAVA DE’ TIRRENI. Ruspe in periferia, in programma per il 14 ed il 18 giugno l’abbattimento di costruzioni abusive a Cava, rispettivamente a Caselle Superiore, San Giuseppe al Pozzo e località Pisciricoli. Secondo quanto riporta Il Mattino i residenti sono già in stato d’agitazione.

Il ritorno delle macchine operatrici prendono di sorpresa i cittadini, circa 10mila famiglie cavesi vivono in abitazioni costruite senza licenza. Dopo l’episodio della signora Fariello, che si incatenò davanti al comune per protesta, e l’arrivo della legge Falanga la ritrovata tranquillità è messa nuovamente in pericolo.

«Non abbiamo notizie di questi abbattimenti – spiega Matteo Monetta del Movimento Amiamo Cava – è giusto dire che in queste ore il sindaco Servalli si sta impegnando di persona per capire e conoscere la situazione attuale e la veridicità di queste voci che si stanno diffondendo.

L’approvazione della legge Falanga è una vera e propria conquista. Precisiamo che questa legge riguarda le costruzioni abusive già realizzate e non blocca gli abbattimenti in toto, ma solo le prime case. Sono escluse quindi le seconde case e tutte le costruzioni a scopo speculativo.

Nonostante questo importante traguardo è bene precisare che dal 1940 che non c’è un nuovo piano regolatore. L’ultimo risale a quell’anno quando gli abitanti in città erano ventimila, oggi sono quasi 60mila e circa diecimila famiglie abitano in case abusive. Sono numeri terrificanti che impongono una riflessione e soprattutto dei cambiamenti».

Alfonso Senatore, presidente dell’associazione Città Unita, è invece del parere totalmente opposto a Monetta: «la legge Falanga, detta valanga, non ha risolto nulla. Ha fissato solo le graduatorie degli abbattimenti. E di fatto stanno eseguendo le demolizioni. Questa legge ha rafforzato la linea giudiziaria in quanto il legislatore ha sancito, riconfermando gli abbattimenti, che gli stessi vanno eseguiti tutti rispettando la graduatoria.

Occorreva un altro tipo di legge come quella scritta da me e dai professori Di Lieto e Aricò che impedisce in assoluto la possibilità di nuovi abusi e nel contempo la concessione dell’ultimo condono tranne i casi di associazioni criminali e pericolo per l’incolumità personale».

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