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Emergenza al Ruggi, mancano le sacche di sangue

SALERNO. La soppressione del progetto di raccolta nei vari centri convenzionati e tra le associazioni di volontariato del territorio ha provocato un’anemia delle scorte, costringendo l’azienda ad acquistarlo fuori provincia.

Le parti sociali, puntano il dito contro l’aumento dei costi provocato da questa scelta, che a fronte di un peso annuo complessivo di 189mila euro del vecchio “Progetto sangue”, che consentiva, anche di essere autosufficienti, oltre alla possibilità di vendita di alcuni emoderivati, da inizio anno sarebbero stati già spesi 180mila euro per l’acquisto delle sacche.

Un problema, quello della mancanza di sangue, che non interessa solo il Ruggi e quasi tutti gli altri presidi dell’azienda sanitaria salernitana, ma un po’ tutta la regione.

 «Con il Progetto sangue riuscivamo a portare a casa, ogni settimana, dalle 100 alle 120 sacche, non meno, comunque, di un minimo di 400 sacche al mese, che ci consentivano, cosa più importante, di essere autosufficienti, sottolinea Giuseppe Cicalese, delegato Rsu della Cisl. Dalle stesse prendevamo albumina, piastrine, emoderivati, che prima potevamo vendere e oggi siamo costretti a comprare. Purtroppo si vuole risparmiare, tenendo gli occhi chiusi. Non possiamo che condannare la sospensione. Invece di andare a favore dell’azienda, ora, stiamo lavorando contro. Tanto è vero che oggi c’è carenza di sangue anche a Napoli».

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