Eventi e cultura

Lo sfarzo barocco di Haendel a Salerno

Buona la prima per la stagione “In cordis cordae” con il rècital del controtenore Pasquale Auricchio, del soprano Giada Campione e del clavicembalista Ernesto Pulignano, svoltosi nel salone della Fondazione “Filiberto Menna”

Nel salone della Fondazione Filiberto Menna, si è tenuto, venerdì sera, il primo appuntamento della stagione concertistica “In cordis cordae”, che ha segnato la ripresa della musica barocca nella provincia, promossa dall’Associazione Culturale Emiolia, in collaborazione con il Touring Club di Salerno, l’Arcidiocesi salernitana e il patrocinio morale del comune di Salerno. L’evento si distribuisce in undici appuntamenti mensili – fino al 23 dicembre -, nei quali, giovani musicisti campani alternandosi a maestri di fama nazionale, eseguiranno le emozionanti melodie del periodo rinascimentale e barocco. La serata dedicata a “Regni e Regine”, ha visto il soprano Giada Campione, affiancare il controtenore Pasquale Auricchio e il clavicembalista Ernesto Pulignano.

Ad aprire il concerto il controtenore P. Auricchio nei panni di Ruggiero per l’aria “Mi lusinga il dolce affetto” (dall’Alcina di G. Friedrich Handel), che redento da peccati amorosi si accinge a dignità di cavaliere. In scena, poi Cleopatra,  con la Campione perfetta interprete dell’aria “V’adoro, pupille” (dal Giulio Cesare di Haendel), in cui la regina nelle vesti di Lidia, circondata dalle Muse del Parnaso compare a Cesare, tutto avvolto da una simbologia fortemente sensuale, che diventa essa stessa protagonista dell’intera opera. Poi con Tolomeo, sempre del genio tedesco, accantonato l’eroismo, e con solo cinque personaggi, si viene proiettati in una intimità pastorale, mentre sullo sfondo vi è il teatro egiziano della feroce lotta di potere tra il monarca Tolomeo IX e la madre di Cleopatra III, che trama in favore dei figli minori.

Opera dalla quale nasce il duetto “Se il cor ti perde o cara” (a chiusura del secondo atto), con l’affascinante Seleuce impersonata dal soprano. Quindi si è proseguito con Serse, re di Persia, in cui il controtenore è il protagonista di una delle arie principali “Piu che penso alle fiamme del core”, esempio meditato di bel canto – unicum nella carriera teatrale del genio tedesco -, lavoro dal tono leggero della commedia e una forma musicale che sostituisce le lunghe arie con brevi arie, quasi sempre prive della ripresa e intervallate da fitti recitativi.

Compare la regina della Notte (direttamente dal Die Zauberflote di Wolfgang Amadeus Mozart), con la prima delle sue arie, forse la più vigorosa “O zittre nicht”, dove una umana madre, potente e sconfitta, soffre per il rapimento della figlia, pur danzando sul trapezio tra gli spazi siderali della voce, cui la Campione ha ben offerto, limpida e pura. “Scherza infida in grembo al drudo” dall’Ariodante di Handel è stata una splendida sfida per il controtenotenore, il quale ha eseguito con voce dolce e morbida la dolcissima cantilena, comprensiva di infidi salti d’ottava, riuscendo opportunamente a variare e accentare la melodia.

Sul finale, con “Pur ti miro”, il duetto a conclusione dell’Incoronazione di Poppea, di Claudio Monteverdi, in cui l’armonia delle due voci nitide, hanno evocato l’abbandono alla passione dell’amore, tra Nerone e Poppea. Applausi scrocianti e bis con “Caro! Bella!”, un duetto tra il protagonista e Cleopatra che accetta la corona e lo scettro d’Egitto come alleato di Roma, e lei e Cesare dichiarano il loro amore, con le voci che si sono incrociate carezzevolmente, in un raffinato e tenero contrappunto.

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