La Befana Fascista: l’invenzione di Mussolini a 90 anni di distanza
È stato proprio Mussolini a capire l’importanza della Befana per la cultura popolare italiana. L’idea di sfruttare la figura di tradizione pagana quale simbolo di un fascismo più amorevole e familiare, gli venne data da un giornalista, Augusto Turati, destinato alla direzione de “La Stampa”che si ispirò a un quadro di Lorenzo Viani intitolato “La Befana della bambina povera”. Turati, allora segretario del Pnf, creò un progetto su scala nazionale. Era il sei gennaio del1928 quando arrivò la Befana fascista che distribuiva pacchi ai piccoli beneficiari della Casa del Fascio. Un nuovo pezzo di cultura nazional-popolare veniva così associato al Partito Fasista e tutti, dai commercianti, agli industriali, agli agricoltori vennero sensibilizzati alle donazioni.
La Befana fascista
Dunque, Mussolini si rivolge proprio ai bambini con la figura rassicurante di una Vecchia tanto amata: la Befana, che a Roma da secoli dormiva nella Fontana dei Quattro Fiumi a Piazza Navona.
Così Mussolini, insieme a Starace, trasformò la Befana Fascista in Befana del Duce ma l’accostamento tra la vecchina e il padre del fascismo non piacque perché per troppe persone risultava forzato. Infatti, ebbe vita solo un inverno, nell’anno 1943-1944. Infine, sfilò con i partigiani per le vie di Milano, il 25 aprile.
La Befana Fascista resta comunque sia impressa nella cultura popolare e, nel periodo post bellico, viene sminuzzata in una miriade di befane.
Infatti, diviene rappresentante di numerosi enti quali, ad esempio, la Befana dei tramvieri, quella dei vigili urbani, quella dei ferrovieri e la Befana della Rai.
La Rai utilizzò la figura della Befana per molte pubblicità e altrettanti programmi televisivi. Da ricordare tra questi ‘Io e la Befana’ (1978-1979), varietà televisivo con giochi a premi abbinati alla Lotteria Italia andato in onda su Rete 1 – vecchia denominazione di Rai 1 – condotto da Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, con la partecipazione dell’ex duo Gigi e Andrea.