Politica

La richiesta dei leghisti salernitani: «Dateci la lista dei migranti pregiudicati»

Un censimento degli immigrati con precedenti penali e con i riferimenti dei rispettivi centri in cui sono ospitati. È questa l’idea lanciata, domenica a Palomonte, dal vice coordinatore regionale della Lega Mariano Falcone.

«Ho già chiesto un incontro al prefetto e in tempi brevi ne chiederò uno anche al questore», ha annunciato Falcone per rafforzare la teoria delle liste che dovrebbe garantire maggiore sicurezza alle popolazioni “invase” dai migranti. Ma il risultato, spiega Francesco Mancuso , docente di Filosofia del diritto presso l’ateneo di Fisciano, non è scontato, anzi. «Che un vice coordinatore regionale di un partito chieda delle liste, mi sembra una forma illegittima di sostituzione alle autorità preposte alla gestione dell’ordine e della sicurezza – spiega – Ma poi, perché fare delle liste di persone con precedenti penali connotate su base etnica? Perché a questo punto, non richiederle anche per i cittadini italiani? La mia è una provocazione, perché alla fine il vero problema è un altro. Questo cavalcare la paura, questa identificazione dello straniero come minaccia, fa dimenticare le vere emergenze alla base del fenomeno immigrazione».

Un argomento affrontato da Falcone a Palomonte, dove l’esponente leghista ha puntato il dito contro «aree divenute dei veri e propri ghetti dove si spacciano sostanze stupefacenti». Il problema esiste, sottolinea Mancuso, ma è la cura a non essere quella giusta: «In Italia la migrazione regolare non è stata in alcun modo favorita. Eppure ci sono tanti studi sociologici che dimostrano che laddove c’è “regolarità”, il tasso di criminalità è decisamente più basso di quello medio italiano. Ora è del tutto evidente che un migrante irregolare non ha alternative, se non il lavoro nero o, peggio ancora, la manovalanza per interessi loschi.

Proprio per questo bisognerebbe tornare a ragionare, e neppure la sinistra lo fa, sull’apertura delle quote e sull’ipotesi che si possa consentire un inserimento lavorativo per chi ha un permesso di soggiorno umanitario. Chiedere delle liste di proscrizione è solo un modo per conseguire meschini vantaggi elettorali, acuendo conflitti ». L’identificazione immigrazione- rischio criminalità è da sempre uno dei cavalli di battaglia della Lega, che ha conquistato il suo consenso promettendo un giro di vite: «Ma l’idea che quanto più si inaspriscono le sanzioni, tanto maggiore è la sicurezza guadagnata, è del tutto infondata – commenta Mancuso – In California, dopo un grave episodio di cronaca, promulgarono una legge che, molto sinteticamente, enunciava un principio: alla terza volta che sbagli ti buttiamo dentro e gettiamo anche le chiavi. Il risultato è stato la crescita del numero di pubblici ufficiali uccisi nel corso di banali controlli.

Non voglio sminuire un problema che esiste, vedi la zona del Volturno, ma non si tutela la legalità con propagande ai limiti della legalità stessa. Sono un fautore del decoro urbano, non ho mai ritenuto che la violenza urbana fosse la protesta legittima degli esclusi, nè che chi vive nelle banlieu sia una canaglia, per dirla con Sarkozy. Però la base per recuperare questo decoro è l’accettazione dell’altro, non la paura. C’è un libro molto bello e ormai introvabile di Enzensberger, “Prospettive sulla guerra civile”, in cui il saggista tedesco scrive: la guerra civile non viene dall’esterno, non è un virus importato, bensì un processo endogeno».

Eppure, complice anche il fatto che negli ultimi mesi il porto di Salerno è stato tra quelli ad accogliere gli sbarchi più importanti, come ricordato da Falcone, un sentimento di paura e diffidenza serpeggia in molti strati della società. «Viviamo in un periodo in cui l’ignoranza e la stupidità hanno molto successo – sottolinea il docente – Basti pensare che abbiamo sottosegretari che ignorano perfino il nome del loro ministero. Quando si parla della Francia come nazionale africana non si considera un dato fondamentale: se ci facessimo un’analisi genetica troveremmo dai fenici agli ostrogoti ai normanni. Non c’è forse popolo più riccamente contaminato di quello italiano. E quanto più sei contaminato, tanto più sai creare un senso di comunità».


la città

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio