Curiosità

Il Santo del giorno 4 febbraio: oggi si venera San Gilberto

Gilberto di Sempringham (Sempringham, 1083 circa – Sempringham, 4 febbraio 1189) è stato fondatore dell’ordine gilbertino (l’unico sorto e sviluppatosi in Gran Bretagna). Venne proclamato santo da papa Innocenzo III: il suo elogio si legge nel Martirologio Romano al 4 febbraio

Storia

Gilberto nacque da una famiglia di origine normanna (il padre, Jocelino, era un cavaliere arrivato in Inghilterra al seguito di Guglielmo il Conquistatore).

Avviato sin da giovane alla carriera ecclesiastica, fu inviato in Francia a completare gli studi presso l’abbazia di Mont-Saint-Michel e all’Università di Parigi: vi rimase diversi anni come insegnante. Tornato in patria, si dedicò all’educazione.

Entrato a servizio dei vescovi di Lincoln, ricevette gli ordini minori dal vescovo Robert Bloet (stretto collaboratore di molti sovrani inglesi) e l’ordinazione sacerdotale dal suo successore, il vescovo Alessandro, che lo nominò penitenziere della diocesi.

Nel 1130 Gilberto ritornò a Sempringham, dove fondò dapprima un monastero di religiose di clausura sotto la regola cistercense, quindi una comunità maschile a cui diede la regola di sant’Agostino, dando ad essi i compiti di direzione spirituale del primo; sorse così l’Ordine dei Gilbertini, l’unico Ordine religioso sorto in Inghilterra, i cui statuti furono approvati da papa Eugenio III nel 1148 e confermati dai suoi successori Adriano IV e da Alessandro III.

Recatosi in Francia nel 1147, Gilberto ebbe occasione d’incontrarsi, al capitolo generale di Citeaux, con il papa Eugenio III e Bernardo di Chiaravalle, al quale rimase poi sempre legato da profonda amicizia. Nonostante avesse sostenuto Tommaso Becket nella controversia contro Enrico II, riuscì a sottrarsi alle ritorsioni del re per la grande stima di cui godeva presso di lui.

Si sottrasse prima alla nomina ad arcidiacono della cattedrale di Lincoln e poi a quella a vescovo di York: preferì entrare da semplice monaco nel suo ordine giurando obbedienza al suo antico discepolo, Ruggero, divenuto primo superiore generale dell’Ordine.

Gilberto morì ultracentenario, circondato dai suoi monaci, a Sempringham. L’ordine, alla morte del suo fondatore, contava tredici monasteri (di cui nove doppi e quattro esclusivamente maschili), 700 religiosi e 1200 religiose. All’epoca della sua soppressione, decretata da Enrico VIII nel 1538, l’ordine contava 26 monasteri.

Il culto

Fu iscritto nel Catalogo dei Santi ad Anagni da papa Innocenzo III, l’11 gennaio 1202. Secondo Obletter, dopo la dissoluzione dei monasteri inglesi, gli ultimi monaci gilbertini si rifugiarono a Roma portando con loro le reliquie del fondatore; i religiosi si insediarono poi nel monastero di San Pancrazio, presso Roccascalegna, e l’ultimo gilbertino superstite portò i resti del santo ad Altino, di cui i monaci avevano assunto il governo della parrocchia. È probabilmente in questa stessa epoca che parte del corpo di San Gilberto viene trasportato da Altino a Caorle, che era considerata la diocesi più prestigiosa della Venezia marittima[1]. Le prime notizie della conservazione nella Cattedrale di Caorle risalgono infatti alla visita pastorale del vescovo Rinaldo (1243-?)[2][3]. Tuttora restano conservate le ossa dei femori di San Gilberto in una teca decorata in legno dorato conservata nel Museo liturgico di Caorle. Alla morte dell’ultimo monaco gilbertino di Altino, un sacerdote di Casoli che gli era succeduto nella cura della chiesa trafugò le reliquie di san Gilberto dalla chiesa di Altino e le portò nel proprio paese, dove il santo è ancora invocato come compatrono.

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