Cronaca

Scafati, estorsioni agli esercizi commerciali: sette condanne

Si chiude con sette condanne e diverse assoluzioni il processo in primo grado, nato da un’ampia indagine della Dda di Salerno a Scafati per estorsioni agli esercizi commerciali. Nello specifico, gli inquirenti fecero emergere le attività illecite legate ai clan Cesarano di Castellammare-Pompei, Buonocore-Matrone e Loreto/Ridosso di Scafati. Come riporta l’edizione odierna de Il Mattino.

Scafati, estorsioni agli esercizi commerciali: sette condanne

La procura ricostruì, nelle indagini preliminari, episodi, principalmente estorsioni, consumate verso esercizi commerciali, allo scopo di installare servizi e slot per favorire organizzazioni criminali. Nello specifico, gli inquirenti fecero emergere le attività illecite legate ai clan Cesarano di Castellammare-Pompei, Buonocore-Matrone e Loreto/Ridosso di Scafati.

Le accuse a vario titolo mosse agli imputati comprendevano reati quali associazione mafiosa, estorsione, anche tentate, possesso d’armi, rapina, tentata violenza privata e illecita concorrenza.

Le condanne e le assoluzioni

Queste le decisioni del I collegio del tribunale di Nocera Inferiore: Andrea Bambace (11 anni). Filippo Bambace (10 anni e 2 mesi, con riqualificazione di un capo d’accusa e contestuale esclusione per la stessa dell’aggravante mafiosa). Giacomo Casciello (4 anni e 6 mesi con l’esclusione della sola aggravante agevolativa in favore del clan Cesarano) difeso dall’avvocato Roberto Acanfora. Fausto e Raffaele Irtini (1 anno e 2 mesi), difesi dai legali Giuseppe Fedele e Stella Criscuolo. Francesco Sicignano (1 anno e 3 mesi con esclusione dell’aggravante) e Francesco Terrestre (2 anni e 10 mesi).

Sono stati assolti Gino Santarpia e Salvatore Generali (quest’ultimo difeso dal legale Gaetano Morra). Per i due Bambace e Irtini, oltre che per Sicignano, il tribunale ha emesso assoluzione per ulteriori capi d’accusa.

L’indagine

L’inchiesta partita nel 2017 produsse oltre venti misure cautelari e almeno 30 persone finite sotto processo, in gran parte definite con riti alternativi. Il lavoro dell’Antimafia aveva ricostruito 21 presunte estorsioni, anche tentate, a danno di commercianti ai quali sarebbero stati imposti servizi e forniture, con la garanzia di protezione. Insieme a 17 episodi di racket registrati tra l’Agro nocerino e i paesi del vesuviano.

Nello specifico, le indagini si concentrarono su di una disponibilità di armi e il controllo di settori quali slot-machine e attività estorsive a danno di diversi imprenditori e operatori economici del comprensorio. Consistita, quest’ultima circostanza, nella riscossione di pagamento in contanti e nell’imposizione di forniture e servizi, come la collocazione di macchine da gioco presso bar ed esercizi di ristorazione. Il dibattimento aveva registrato anche la testimonianza di diversi collaboratori di giustizia.

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