Il cammino di San Matteo diventa itinerario religioso: 22 Comuni coinvolti nel salernitano
Come racconta InfoCilento, questi, nell’esortare a far ricercare dal figlio, il monaco Atanasio, le sue spoglie, indicava che le avrebbe trovate ove erano le rovine di antiche terme di Velia sotto un altare marmoreo ricoperto da rovi. Rinvenuto il corpo del santo, Atanasio tentò di portare le reliquie a Costantinopoli, ma il suo proposito venne vanificato per ben due volte da violente tempeste marine.
Pertanto, constatata l’avversità divina, il monaco nascose le reliquie in una chiesa non molto distante dalla sua cella, nella località “ad duo flumina” nell’attuale Casal Velino Marina e da qui traslate poi a Salerno. Il riconoscimento della Regione Campania a itinerario religioso ha dato merito soprattutto al gruppo di preghiera dei “Fedeli di San Matteo”, guidato dal presidente Alfonso Grieco, che a sue spese ha proceduto prima alla ristrutturazione della cappella Ad Duo Flumina, nel 2012, e poi all’ideazione del percorso religioso, spendendosi in tantissime attività caritatevoli e di preghiera.
Il percorso parte da Velia dove le spoglie dell’evangelista Matteo giunsero, intorno al V secolo, e vi rimasero sepolte per circa quattro secoli. La seconda tappa è a Casal Velino dove le spoglie mortali di San Matteo furino ospitata e nell’attuale chiesetta di San Matte. Il percorso continua a Rutino dove il vescovo Giovanni di Paestum e la sua delegazione, nel viaggio di ritorno verso Capaccio, pernottarono nella chiesa di San Pietro, oggi accorpata nel perimetro del cimitero. A memoria di ciò fu costruita una chiesa dedicata a San Matteo, oggi scomparsa.
Nel centro abitato esiste una fonte detta “di San Matteo” che, come ricorda un’iscrizione, sgorgò misteriosamente per dissetare i portatori delle sacre reliquie. La quarta tappa è nella chiesa cattedrale di Caputaquis (Capaccio) dove furono deposte le spoglie dell’evangelista Matteo, prima della loro traslazione a Salerno. L’imponente complesso sacro, che con la sua mole domina l’intera piana del Sele, fu costruito intorno al IX secolo. Scampata alla distruzione di Capaccio Vecchia, voluta da Federico II nel 1247, la chiesa di Santa Maria Maggiore assunse, dopo il XIV secolo, il titolo di Santa Maria del Granato. Traslate da Capaccio, per sottrarle alle incursioni dei Saraceni, le reliquie del Santo, giungono a Salerno il 6 maggio 954 dove troveranno definitiva sistemazione nel Duomo.