Cronaca

Mensa troppo cara, preside vieta il panino da casa: il caso in una scuola elementare di Salerno

Salerno, panino da casa vietato in una scuola elementare: il caso in una scuola elementare della zona orientale

Vietato il panino da casa: succede in una nota scuola elementare di Salerno come riportato dall’edizione odierna del quotidiano La Città.

Salerno, panino da casa vietato in una scuola elementare: il caso

La dirigente scolastica dell’istituto della zona orientale, infatti, si sarebbe rivolta ai genitori degli alunni vietando il pranzo a sacco. Un modo per contrastare la protesta del Comitato contro le tariffe alle stelle del Comune che aveva deciso di boicottare il servizio della mensa offerto dalla scuola.

Salerno, aumentano i costi della mensa scolastica: la protesta

Sono ben 819 le famiglie ad aver sottoscritto una petizione. L’obiettivo? Ottenere un passo indietro del Comune in merito al rincaro delle tariffe della mensa scolastica partita proprio lunedì tra mille proteste. In segno di dissenso, infatti, centinaia di famiglie hanno deciso di non usufruire dei pasti comunali, consegnando ai figli il classico pranzo al sacco. In merito è intervenuto Michele Sarrubbo, portavoce dei genitori degli alunni a tempo pomeridiano di Salerno: “Centinaia di genitori sono colpiti a livello finanziario, l’avvio della mensa rincarata non trova d’accordo molte famiglie”.

La petizione

Stando a quanto scritto nella petizione, i genitori segnalano che “per una famiglia in fascia Isee tra 9.001 euro e 15 mila euro (terza fascia) con 2 figli minori fruitori del servizio di refezione scolastica è stato applicato un aumento tariffario con incidenza di ben 256 euro in più rispetto all’anno precedente, per gli otto mesi stimati di fruizione del servizio, passando da un totale di 736 euro a un totale di 992 euro pari a circa il 34,8% di rincaro.

Alla luce di questa analisi appaiono prive di significato le motivazioni che hanno spinto la giunta comunale ad una distribuzione delle tariffe della refezione scolastica per rispondere (addirittura) maggiormente all’esigenza di tutelare le fasce più deboli della popolazione. Dall’analisi delle tariffe si evince un maggior aggravio per la terza fascia Isee (rincaro del 34,8%) rispetto alla quarta e quinta fascia che percepiscono rispettivamente rincari solo del 32,5% e del 32,2%”.

E così scatta l’allarme: “L’impossibilità di molte famiglie nel fronteggiare l’aumento del costo della refezione scolastica sta inducendo alla non iscrizione al servizio valutando addirittura di chiedere all’amministrazione scolastica lo spostamento dello studente ad un diverso percorso di studi ad orario ridotto (30 ore). Ciò rappresenta una sconfitta sociale ma soprattutto un danno alla formazione scolastica dei bambini oltre ad un aggravio dell’organizzazione familiare che vedrà inesorabilmente sempre più genitori costretti a ridurre i propri impegni lavorativi per accudire i propri figli con una ripercussione negativa anche sulle economie familiari”-

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