Cronaca

Tragedia sfiorata nel carcere a Salerno, detenuto incendia la cella poi aggredisce gli agenti

Tragedia sfiorata nel carcere di Salerno, detenuto incendia la cella poi ha aggredito gli agenti della polizia penitenziaria

Tragedia sfiorata, nella giornata di ieri 10 marzo, al carcere di Salerno dove un detenuto ha prima incendiato la cella e poi ha aggredito gli agenti della polizia penitenziaria. A denunciare l’accaduto è il sindacato Sappe.

Salerno, detenuto incendia la cella del carcere: cos’è successo

“La sconsiderata protesta di un detenuto salernitano, già resosi protagonista di gravi eventi critici tra le sbarre – come alcune aggressioni contro gli Agenti -, ha prima incendiato tutto quello che aveva nella cella e poi ha aggredito i poliziotti che, con il loro tempestivo intervento, gli avevano anche salvato la vita”, spiega il Segretario Nazionale per la Campania del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria SAPPE Emilio Fattorello. “A loro va tutta la solidarietà: un grande abbraccio va al collega che è stato picchiato da quell’energumeno e che poi è stato trasportato in Ospedale anche per le intossicazioni da fumo conseguenza dell’incendio provato da quello sciagurato”. “Parliamo di un detenuto di indole particolarmente violenta, non nuovo a tali gesti: anche 5 giorni fa ha aggredito con estrema violenza un altro poliziotto, procurandogli lesioni riconosciute, dal Pronto Soccorso, guaribili in 15 giorno. Pensare che il detenuto”, prosegue Fattorello, “era già stato allontanato dal carcere di Salerno per ordine e sicurezza ed assegnato al penitenziario di Torino. Ma è poi rientrato a Salerno per consentirli di fare i colloqui con congiunti…. “.

Amara la conclusione di Fattorello: “Ecco un palese esempio di cecità della politica penitenziaria messa in atto dal DAP sulla gestione di determinati detenuti, con gravi ricadute sul personale dei Baschi Azzurri come dimostra quel che è successo a Salermo nelle ultime ore!”.

Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, quelli vissuti nel carcere salernitano sono stati “momenti di grande tensione e pericolo, gestiti con grande coraggio e professionalità dai poliziotti penitenziari. Poteva essere una tragedia, sventata dal tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari di servizio nel Reparto e dal successivo impiego degli altri poliziotti penitenziari in servizio nel carcere. Quanto accaduto nell’Istituto di Salerno, un carcere che è per altro da tempo senza un Comandante titolare del Reparto di Polizia Penitenziaria!, è sintomatico del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti”.

“Siamo alla Caporetto delle politiche penitenziarie italiane”, denuncia. “Il Capo del DAP che a breve il Consiglio dei Ministri dovrà nominare è anche, per legge, Capo del Corpo di Polizia Penitenziaria. Ma tutti o quasi coloro che si sono avvicendati in questo incarico lo hanno dimenticato o trascurato. Serve invece una “scossa” ed una iniezione di fiducia per le donne e gli uomini dei Baschi Azzurri che oggi si sentono “senza testa””, prosegue. “Che senso ha oggi lavorare in un carcere quando gli interlocutori privilegiati (e temuti) dall’amministrazione penitenziaria sono le associazioni e i garanti, dimenticando quasi che esiste una figura a garanzia dei diritti dei detenuti che si chiama Magistrato di Sorveglianza? Forse i Magistrati di Sorveglianza sono stati sostituiti da tanti pseudo magistrati di garanzia sempre pronti a puntare il dito contro i cattivi di turno: i poliziotti penitenziari, controllando il loro lavoro (si è arrivati anche ad ipotizzare l’installazione di migliaia di telecamere all’interno delle carceri collegate direttamente con gli uffici dei garanti sic!), nel nome di un garantismo spettacolarizzato, in nome di un buonismo imperante che ha portato le carceri allo sfacelo, inducendo nei detenuti la convinzione che nelle carceri italiane puoi fare di tutto (specie, ma non solo, negli extracomunitari abituati nei loro Paesi di origine a ben altri regimi carcerari……) …..tanto qui in Italia non ci fanno niente! Basta con tutto questo: è per questo che il SAPPE chiede alla Ministra della Giustizia Marta Cartabia un Capo del DAP che sia orgoglioso delle donne e dei suoi uomini e sia loro vicino per quel che fanno ogni giorno, favorendo politiche penitenziarie che sappiano bilanciare bene trattamento e sicurezza, visto che ultimamente di sicurezza nelle carceri italiane ce n’è sempre meno…”, conclude.

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